Al confine della Val Badia, una passeggiata solitaria che esalta gli occhi e la psiche (e l'anima).
È l’estremo lembo delle Dolomiti che s’annunciano sulla
valle di Bressanone, Brixen per gli altoatesini di lingua tedesca. Dopo il
Passo delle Erbe, la Val Badia termina la sua meravigliosa cavalcata in mezzo
ai monti, per scendere poi nel calore estivo della val d’Adige tra Bolzano e il
Brennero, lasciando a guardia del passo e della valle quel meraviglioso sperone
di roccia che è il Sas Putia, che si erge imperioso e grazioso – non è una
contraddizione. Antermoia è il primo paesello che s’incontra scendendo a valle:
una chiesa, un bar, un albergo, un negozio e un breve rosario di case bianche
come la calce e brune come il legno scurito dagli anni.
Giungo ad Antermoia da Rina, dalla Badia che s’inizia, con
un percorso tutto in costa, una strettissima strada carrozzabile che taglia in
due l’enorme panettone della montagna di prato e di bosco che segna la
frontiera occidentale della valle. È mattino presto, non passa nessuna auto,
pare di essere in un deserto umano: ieri sera è piovuto abbondantemente, le
nuvole salgono dal fondovalle creando quei gorgheggi di vapore, quella trina di
nulla, che rende il panorama unico e irripetibile ad ogni istante. Passo dopo
passo, per cinque chilometri seguo il bisbiglio del bosco, il saltellante peana
dei volatili, il silenzioso stormir dei violini delle nubi che s’elevano e danno
una lezione estetica ed esistenziale al deambulante: cupio dissolvi, per dar vita ad altro, per creare, per elevare, per
salire i gradini della vita, per dare origine a un fiotto di vita nuova. Attraverso
ciuffi di case che paiono paesaggi da bambole – che dico, da fate! –, che vogliono
inebriarsi della danza delle nuvole e del gioco a nascondersi del sole che
sorge da un Oriente misterioso, che spande il suo mistero fin quassù, sulla
strada per Antermoia.
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