mercoledì 8 maggio 2013

Khallitéa, ciottolato e aperture paradisiache



Viaggio nell'isola di Rodi/5 - Le terme degli italiani tanto amati

Sorprendono, non c’è che dire. Pare di entrare in un film, e non a caso: qui sono stati girati non pochi lungometraggi, tra cui I cannoni di Navarone, con Anthony Quinn. Ci si chiede come mai il genio italico abbia continuato a funzionare anche sotto la dittatura mussoliniana, durante la colonizzazione: la costruzione delle terme fu affidata a un grande architetto dell’epoca, Pietro Lombardi, che iniziò i lavori nel 1928. Anche qui alle Terme di Khallitéa, in questo lembo di costa alle porte della città fortificata di Rodi. Vi giungo che i pazzi orari dei musei e dei luoghi di pubblico interesse della Grecia hanno deciso di cacciare tutti fuori. Alle quattro del pomeriggio. Ma tant’è, mi decido ad una breve corsa per ammirare quest’opera di architettura che, ancora una volta, risolleva il livello della considerazione degli italiani nel mondo: il padiglione moresco a cupola, le palme del cortile interno, l’ambulacro, le fontane…
Già l’imponente entrata, tutta giocata sulle linee rette dei muri e delle decorazioni e su quelle curve della cupola moresca – bianco e grigio sul blu intenso di uno scorcio di mare – racconta una visione del mondo e delle cose: l’architettura è fatta per riconciliare l’uomo con la natura, senza privilegiare né l’uno né l’altra. L’armonia delle forme create tende a fondersi nell’armonia delle forme increate, senza che il deambulante debba accorgersene per forza. Basta che il cuore e gli occhi e la mente si riempiano e subito dopo si svuotino per ricomporsi di nuovo e svuotarsi di nuovo. In fondo l’architetto riempie e svuota, e null’altro. È quanto si sperimenta nel passeggiare sui pavimenti in ciottolato (non acciottolato!) a mosaico tipico delle isole dell’Egeo, a decorazioni marine, animali e vegetali, in una sorta di galleria circolare che dà su scogli e mare e palmizi, ogni apertura ad arco un quadro vivo e mobile, ogni muro l’attesa della sorpresa che segue, promessa. E poi la sapiente arte botanica e paesaggistica, e le colonnine a tortiglione, le acque calde e le piscine azzurre e blu, i moli e i bersò. E tutto pare trasformare quest’angolo di Rodi non in un francobollo d’Italia, ma in un abbraccio alla bellezza universale.

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