Slovacchia profonda. Un castello e una cattedrale come metafora del rapporto Stato-Chiesa. Visita dell'agosto 1993
La Slovacchia, paese di recente costituzione dopo la
separazione dalla Cechia, avvenuta il primo gennaio del 1993, è in realtà un
luogo dove la storia si è fatta, si è costruita con una forza pari alle
difficoltà: la guerra con gli ungheresi, il passaggio costante di migranti,
l’impero austro-ungarico e quello russo, l’Unione Sovietica… Accompagnando un
gruppo di giovani francesi, mi ritrovo a far un po’ di turismo alla ricerca di
gioielli gotici, o giù di là. Ne trovo uno in particolare a Levoça, ma anche
nei dintorni. La sorpresa più grande, però, me la riserva un luogo magico, che
in pochi chilometri sintetizza l’umana lotta per il potere, che in Europa
sostanzialmente si è riassunto nel conflitto tra Stato e Chiesa, attrazione
fatale e lotta senza quartiere: Spišská Hrad e Spišská Kapitula, cioè il
castello e la cattedrale. Quest’ultima, una vera e propria cittadella, comprende
la cattedrale di San Martino, un ex monastero e un'unica strada, circondati da
mura. Dalla porta inferiore si ha una magnifica veduta del Hrad, il castello di
Spiš, che sorge sulla collina di fronte. Dal XII secolo ha acquisito importanza
con una collegiata e un capitolo. Nel 1776 il luogo divenne diocesi e dal 1815
è centro teologico. La cattedrale data al XIII secolo. È un luogo che appare
quasi indifeso rispetto alla possanza del sovrastante castello, con el torri
campanarie che paiono da lontano giochi di bambola. Dall’alto, perché dal
basso, al conrario, danno l’idea di una sfida al potere temporale, basta
mettersi dalla giusta prospettiva ed ecco che le croci paiono lance rivolte al
cielo e al castello. Il potere… è sempre una questione di prospettiva: da un
lato appare possente e invincibile, dall’altro manifesta sempre la sua
debolezza.
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