Viaggio in Centroamerica/9 - Sul Pacifico, un tranquillo porticciolo salvadoregno che sprizza di colori e rumori.
Quando il caldo è insopportabile,
quale migliore idea di una gita sulla spiaggia? I miei amici di Usulután l’hanno avuta e così, all’alba del
bollente mezzogiorno di queste parti, c’indirizziamo verso la vicina stazione
turistica di Puerto El Triunfo, che sulla mia guida non merita nemmeno una
citazione. Forse è un buon segno, non cadrò certo vittima dei tour operator.
Venti chilometri di una campagna
potenzialmente ricca, ma assai disordinata, spesso e volentieri abbandonata:
paradossalmente, in questi tempi di crisi internazionale il Salvador patisce di
una forte crisi di maestranze agricole, al punto che è iniziata una forte
immigrazione di contadini guatemaltechi, nicaraguensi e honduregni. S’attraversano
borghi sporchi e bollenti, la gente staziona all’ombra degli alberi sull’uscio
di casa o sui gradini di accesso, mentre i bambini come sempre occupano lo
spazio e il tempo inarrestabili, e gli animali avanzano al ritmo della natura,
cioè sono quasi fermi, senza contare che le strade sono buche con un po’
d’asfalto in mezzo.
D’improvviso, si fa un po’
d’animazione attorno alla macchina: s’avvicinano i ben noti nugoli di ragazzini
che offrono le loro liquide mercanzie agli automobilisti in sacchetti sigillati
triangolari, qualche botteguccia vende improbabili prodotti alimentari,
cominciano ad apparire i posteggiatori, prima ancora che si vedano i parcheggi.
Finché appare la stazione balneare: de tettoie, peraltro ampie, sorrette da
piloni verde pisello e giallo limone, mentre le tavole hanno tovaglie di
plastica rosse e blu, le panchine sono dipinte di lillà e un piccolo parco
gioiche è dipinto d’arcobaleno. Ci sistemiamo attorno a un tavolo, scoprendo
contestualmente che gli spazi sotto le due tettoie sono rigidamente suddivisi
tra sette ristoranti, ognuno dei quali ha le sue televisioni al plasma
sintonizzate su programmi vari, senza far economia di decibel. Vi lascio perciò
intendere la qualità fonica delle conversazioni, seppur gioiose e anche impegnate,
coi miei amici. C’è in ogni caso mucha
alegria.
Una gitarella in barca nel braccio di
Pacifico antistante El Triunfo è quel che ci vuole per rinfrescarsi un po’ e
ammirare l’intricatissima vegetazione delle isolette dirimpettaie. E per
sorbire un buon caffè salvadoregno in un ristorante galleggiante nel quale avemmo
dovuto mangiare, freschi e tranquilli. Ma va bene così, e poco importa che la
barca sia tutta un rattoppo, instabile e con i parasole sfilacciati dal vento.
Si sta bene assieme.
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