Viaggio in America Centrale/7 - Una cittadina che appare la più bella esperienza urbanistica del Salvador.
Dicono sia la città più bella e suggestiva dell’intero Salvador. Non faccio fatica a crederlo, visto il disastro urbanistico e naturalistico, la poca cura per l’architettura che i salvadoregni solitamente manifestano. Ed è effettivamente così. Suchitoto (che significa “il luogo degli uccelli e dei fiori”) è una città bella, suggestiva, gradevole, persino civettuola. Con un non so che di triste, però.
Tutta la regione, in effetti, è stata vittima di catastrofi naturali e umane negli ultimi decenni: si pensi ai devastanti terremoti del 1853 e del 2002, o alla recente guerra civile che da queste parti ha mietuto vittime in misura straordinariamente elevata: era una roccaforte dei guerrillero, tanto che l’esercito lanciò centinaia di violente offensive, spesso assai prolungate, nella regione, sia da terra che dal cielo. Una villetta sulla strada per Suchitoto accoglie gli ospiti con un’enorme bomba verde e gialla piantata al suolo a far da guardia al cancello. E nel cerro al di là della valle la guerriglia era riuscita a scavare una città sotterranea, sul modello dei vietcong di Chu Chi. Sono ferite in ogni caso difficilmente rimarginabili, anche perché provocarono una spaventosa emigrazione dalla città, che negli anni Novanta si ritrovò praticamente deserta e distrutta. L’ombra della gloria che fu: nel 1528 era stata la capitale del Paese.
Fu allora che la buona volontà e l’orgoglio di un manipolo di irriducibili abitanti della cittadina, sostenuti da qualche autorità salvadoregna e da istituzioni pubbliche e private internazionali, Unesco in testa, hanno fatto il miracolo di far rinascere la cittadina di Suchitoto. Con non poca fatica e molta testardaggine. E buon gusto. Hanno così invitato artisti salvadoregni e forestieri a occupare gratuitamente le case abbandonate, con l’impegno di abitarle e restaurarle usufruendo di pubblici contributi. La città è così rinata, sta ancora rinascendo, sull’esempio della chiesa – tutta bianca e deliziosamente colonial, del XIX secolo –, che poco alla volta ritrova i suoi colori e le sue energie spirituali, anche se tutti gli altari laterali sono teche vuote, prive di statue e decorazioni. Come i ristoranti che riescono di nuovo ad attirare l’attenzione degli avventori, apparecchiando tavole di cotone coloratissimo nei cortili verdeggianti, seppur ancor oggi deliziosamente cadenti. Come gli artisti che, nei saloni restaurati delle più belle dimore della città, allestiscono mostre di tutto riguardo.
Così Suchitoto rinasce nei colori delle sue case, così arditi e sfacciati da far pensare che il caso abbia guidato gli architetti comunali. Nulla di più falso, i colori sono voluti, e sono antichi, le associazioni cromatiche non sono state inventate di recente.
C’è infine un lago, a Suchitoto, un bacino idroelettrico che porta un po’ di frescura in un luogo che fa bollire corpi e cervelli. Ma non al punto da impedire d’apprezzare un pilone della luce dipinto di verde e di viola su un marciapiede con il gradino dipinto di giallo!
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