Malesia, isola di Penang, sopra Georgetown, un luogo dove i coloni inglesi amavano sfuggire all'afa della regione.
Nelle zone
tropicali per noi europei la più grossa difficoltà è quella del clima, delle
temperature costantemente elevate e accompagnate da un’elevatissima umidità.
Così la caccia all’aria condizionata è lo sport più diffuso tra i nordici in
terra equatoriale (ma ormai anche di tanti indigeni). Nell’isola di Penang,
Malesia occidentale, le cose stanno proprio in questi termini, come basta
capire dalla semplice consultazione di una cartina geografica. Quando poi le
cose interessanti da vedere non sono poche, ecco che ci si lascia trasportare
dalla eccitazione conoscitiva e non si è più capaci di dosare le forze. Così non
resta che fermarsi. Nella propria stanza climatizzata oppure… salendo agli 830
metri della Penang Hill, la collina di Penang, dove l’aria è più fresca e si
può camminare per tranquilli sentieri lastricati in mezzo alla foresta
tropicale, ammirando la natura ma anche i cottage
che all’inizio del secolo i colonizzatori britannici avevano costruito quassù,
per abitarvi al fresco, o per trascorrervi qualche scampolo della loro settimana
tradizionale. Nota anche come Flagstaff Hill o Bukit Bendera, conobbe le prime
costruzioni nel 1897. Dapprima venne tracciato un sentiero per cavalli, mentre
oggi si sale grazie alla meccanica.
Si sale infatti
fin quasi alla cima della collina grazie a una funicolare assai ardita, che
supera pendenze elevate, dando anche qualche brivido ai viaggiatori:
tranquilli, è di fabbricazione svizzera! L’arrivo è però inquietante per la presenza
di tanta, troppa gente addetta ai negozietti, ai trasporti con mini-auto
elettriche, a una moschea francamente squallida e a un tempio indù col finto sadhu (ben pasciuto) che cerca di
attirare i turisti. Il tutto accompagnato da strutture e mobilio urbano
francamente orridi. Ma lo spavento termina ben presto quando ci si accorge che
dalla piazza dei commerci si diramano alcuni sentieri discreti e ben tenuti,
che permettono di camminare in mezzo alla foresta vergine, o quasi, senza tema
e anzi con una certa pace dell’anima e dei sensi: si capisce ben presto che
anche in salita, mantenendo un passo regolare e lento, si può evitare di sudare
in modo eccessivo.
C’è così modo
di ammirare una vegetazione straordinaria, fotografando macchie di colore
floreale e disegni geometrici tracciati dalle verdissime piante delle più varie
specie presenti nel luogo: diptocarcapaceae, conifere e felci arboree. I viottoli
sono lastricati di mattoni rossi di laterizio che evidentemente da queste parti
resiste meno che dalle nostre. I gradini sono smussati invariabilmente da una
sorta di pellicola nera che avvolge i laterizi là dove non vengano lavati
regolarmente. Cosa assai impossibile in una foresta. Ma anche le scalinate che
portano ai cottage degli inglesi
subiscono la stessa sorte, con buona pace di colonizzati e colonizzatori.
Il ritorno a
valle non è dei più tranquillizzanti, per la velocità della funicolare e per la
temperatura soffocante che prende alla gola non appena si esce dalla funicolare
climatizzata. E allora si riprende a boccheggiare e a sudare come malati.
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