venerdì 8 febbraio 2013

Healesville, l’aquila nervosa e il placido koala

Viaggio in Asia e Oceania/4 - Ad Healesville tra gli animali più tipici della terra australiana. Un bagno nella naturalezza (cioè nell'amore per la natura), qualità primaria della gente locale.



Si sa, l'Australia è il paradiso degli animali, che sono qui presenti in qualità e quantità proporzionali all'assenza di umani nel suo territorio. Sì, perché il peggior nemico della loro sopravvivenza è proprio l'essere umano. Così, dopo aver visitato una città come Melbourne e i suoi tanti sobborghi, non potevo non cercare il contatto con la fauna, altrimenti l'idea che mi sarei fatto dell'Australia sarebbe stata parziale. E così i miei amici indigeni mi propongono di visitare un “parco per animali”, ad un centinaio di chilometri dal centro della città. Mi informo, qualcuno lo chiama zoo! Ma ci vuol poco per capire che non è uno zoo come quelli nostrani, mettiamo quello di Villa Borghese: qui si visitano gli animali locali stando insieme a loro, per quanto possibile. Certo, gli amministratori locali non sono così folli da lasciare i bambini assieme a qualche rettile pericoloso, addirittura mortale; ma stare in un recinto con una ventina di canguri, un po' accidiosi a dire il vero, è possibile; oppure indugiare in un altro luogo che raccoglie una dozzina di dolcissimi koala che brucano le loro erbe preferite; o, ancora, imbattersi in sette o otto pellicani australiani che ti guardano con i loro occhioni argento e oro e lasciano che tu li accarezzi.

Assolutamente originali, e sconosciuti da noi, i bradipi, ovvero gli ornitorinchi, di cui si possono ammirare le gesta in alcune vasche in un'oscura galleria, gli animali dal becco piatto non amano la luce. Giocano nell'acqua e con l'acqua, e non paiono insensibili alle manine dei pargoli appoggiate ai vetri delle vasche. E poi è fantastico intrattenersi in una delle tante voliere che raccolgono uccelli e uccellini coloratissimi, alcuni di quali mi fanno pensare addirittura al paradiso terrestre: il cockatoo nero dalla coda rossa, l’uccello lira, frotte di pappagalli… Mente il picnic viene rallegrato dalla presenza di emu e ibis, che coi loro becchi lunghi e ricurvi alla fine aspettano la benedizione di una mollica di pane.

Il massimo della originalità lo si prova nell'arena dei volatili, dove due utilissimi addestrati fanno volteggiare uccelli sempre più imperiali sulle teste degli spettatori; ci sono pappagallo ignoti e uccelli lira, falchi e civette, fino addirittura ad un'aquila reale, che si sbafa succulenti bocconcini offerti dalla guardia forestale. Finché non fa di testa sua e se ne vola via, con la sua imperioso apertura alare e lo sguardo torvo, dopo aver spaventato a morte una dozzina di presenti a cui ha fatto sentire il fremito delle sue ali. Provocando l’allarme di tutti gli addetti ai volatili…

I canguri, ovviamente, costituiscono la principale attrazione del parco, anche se oggi paiono assolutamente ozioso e riluttanti a muovere il benché minimo muscolo. Solo uno lo vedo appoggiato ad un albero, intento a guardare le proprie zampe anteriori, così ridicole nella loro meschinità eppure così affascinanti nella loro capacità di movimento. Mi osserva mentre lo fotografo, pare mettersi addirittura in posa, poi scivola su un lato e si appisola.

Scendo i gradini del rettilario, guardando se per caso qualche animaletto strisciante sia nel frattempo uscito dalla sua gabbia. Un riflesso automatico di cui un po' mi vergogno, ma che volete, siamo umani. E poi dentro il locale le targhette esplicative accentuano il sentimento di sgomento elencando una serie di serpenti capaci di mandarli più volte all'altro mondo. Per non parlare di un enorme varano e delle più innocue iguane che invece si beano al sole poco distanti.

Evviva gli animali, liberi cittadini del mondo!

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