Viaggio nell'isola di Rodi/1 - Costa occidentale, una delle tante fortezze costruite dai Cavalieri. La spinta irrefrenabile a salire.
Che Rodi sia l’isola dei castelli e delle fortezze,
oltre che delle acropoli che spesso e volentieri appaiono delle fortezze o dei
castelli, ci vuol poco a capirlo. Ma, ad ogni apparire improvviso d’un bastione
o di un muro che prosegue la roccia, o ancora di un’incongrua merlatura nella
natura circostante, il cuore sussulta: com’è possibile che nei secoli passati
tanta gente abbia vissuto o sia morta per difendere uno di questi mostri di
pietra? E com’è possibile che da queste alture così perfettamente isolate si
pensasse di difendere le inermi popolazioni delle campagne? E, ancora, per
quale motivo questi bastioni-bestioni sono ancora in piedi, almeno in parte?
Sono le domande che mi pongo anche quest’oggi,
avvicinandomi con l’auto al Castello di Kámiro o Kástro Kritinía, a sud del sito archeologico di Kámiros e a
nord del castello di Monólithos, entrambi i luoghi dalla vista assolutamente
straordinaria. Più mi avvicino, più cresce quella irrefrenabile spinta a salire
sull’altura che in questi giorni mi ha portato, mi porta e mi porterà a pagarmi
decine di centinaia di passi in ascesa e gradini per accedere lassù, al piano
dove gli dèi, o gli uomini degli dèi, si esprimono compiutamente. So già che
salirò al castello di Kritinía, anche se già so egualmente che vi troverò poco
o nulla. Tranne cielo, terra e mare. E così è.
Nessuno in vista. Le due
baracche da bibite e souvenir non hanno ancora aperto per la stagione estiva,
il parcheggio è vuoto. E il castello è già imponente, col suo muro medievale
ancora integro che si fregia di un paio di stemmi di pietra affiancati – il
castello, costruito al tempo del Gran Maestro dei Cavalieri Orsini, fu
rafforzata sotto Aubusson e Carretto, i cui fregi sono quelli oggi visibili –
che inducono rispetto più che timore. Salgo i gradini polverosi che conducono
al portone (aperto per fortuna), che pare risistemato di recente. Ed
effettivamente quanto pensavo lo trovo realizzato, nel senso che trovo poco o
nulla, anche se tutto ben restaurato. Probabilmente qualche locale è stato
riattivato, ma tutto appare ermeticamente chiuso, e di guardiani non c’è
evidentemente traccia. È già tanto che il sito sia aperto, coi tempi che corrono
per l’economia greca! Così posso permettermi come un bambino viziato di salire
sul punto più alto del castello, e sedermi per redigere queste note che sono vi
vento, di sole, di terra, di mare, di cielo.
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