In Martinica, un memoriale ricorda la morte di 46 schiavi nello schianto di un veliero contro gli scogli
La punta rocciosa che delimita a Ovest la baia di Diamant,
protendendosi verso quel Rocher du Diamant che è uno dei maggiori paradisi
subacquei dell’intera Martinica, è stato testimone di un fatto di cronaca
emblematico dell’intera politica schiavista dei nostri bravi Paesi europei
colonizzatori. In effetti l’8 aprile 1830, verso mezzogiorno, un veliero fa
strane manovre nei pressi dello Scoglio del Diamante, dinanzi alla baia
chiamata Anse Caffard. Alle 5 del pomeriggio getta l’ancora nella
pericolosissima baia. Un abitante, François Dizac, che gestiva la proprietà del
conte di Latournelle, si rende conto del pericolo che corre la nave, ma un’onda
anomala gli impedisce di avvicinarsi al veliero con la sua piroga. Cerca di
segnalare comunque il pericolo, anche se il comandante sembra ignorare ogni
avvertimento. Alle 23 dei sinistri scricchiolii si fanno udire nella notte.
Dizac si reca coi suoi schiavi sulla spiaggia e scopre sugli scogli i resti del
veliero, una visione orribile, perché decine di persone sono morti o feriti. 46
morti e 86 sopravvissuti, tutti africani, tutti schiavi. Una tragedia dello schiavismo,
dunque.
A ricordo della drammatica vicenda, recentemente è stato eretto
una sorta di memoriale estremamente evocativo e impressionante nelle sue
dimensioni. Si tratta di 15 enormi statue di schiavi di cui dalla terra emerge
solo il busto e il capo, realizzati in pietra bianca, che guardano verso il
mare in direzione del Cap 110, il luogo più evocativo della stagione
schiavista, perché da lì partivano i poveri africani catturati per fungere da
maestranze gratuite o quasi oltre l’Atlantico. Guardano innanzi, con gli occhi
vuoti di chi ha subito l’abominio, ma anche con la testarda volontà di reagire
all’assurdità. Di fronte al sito, che non cesso di fotografare per il grande pathos che da esso emana, così come per
l’enorme forza dei colori di queste terre e di questi mari, che il bianco delle
statue sottolinea in modo particolare. Anche in questo luogo, ignorato da tutte
le guide turistiche, ma estremamente atto a spiegare l’ingiustizia storica di
tanta, troppa Europa, non si può non sperare che tutti coloro che continuano a
fare il bagno in questi mari troppo spesso colorati di sangue possano visitare
questo luogo. Una questione di coscienza.
Nessun commento:
Posta un commento