Viaggio in Nepal e Bhutan/8 - Un monastero per monaci buddhisti "novizi", fiamme rosse nella montagna
A qualche chilometro dal centro di Thimphu, capitale dello
stranissimo Stato del Bhutan, con una stupenda vista sul Trashi Chhoe Dzong e
sul palazzo del re, oltre che sulla nuovissima sede dell’Alta corte di
giustizia, si erge un antico monastero che dal 1971 è diventato la scuola
nazionale per giovani monaci. Statale.
15 insegnanti per 400 studenti. Tanti,
forse troppi per un corpo docente così ristretto e non eccezionalmente
preparato. Ma, sicuramente, i criteri d’insegnamento non sono quelli delle
nostre parti: qui s’impara a pregare, a suonare gli strumenti della devozione,
a leggere e capire i libri sacri del buddhismo, con qualche infarinatura
di materie più civili. Ogni piccolo
monaco ha a disposizione un materassino pieghevole, due vestiti color della
porpora e una cassa di metallo nel quale tiene sotto chiave le sue poche cose,
qualche libro, qualche caramella, la biancheria…
Ma quel che mi colpisce, appena entrato nel recinto del
monastero, è l’apparizione di centinaia di piccole fiammelle bordeaux che
folleggiano nei giochi e negli sport, continuamente mobili, ora a gruppi ora
isolati, ora in competizione, ora in pace. Hanno tutti le teste rasate, gli
occhi vivi e furbi, l’impegno di una missione esistenziale. Salgono i gradini
del tempio veloci come caprette d’altura, fanno girare la ruota della preghiera
come furetti, in un moto perpetuo che dice l’argento vivo della loro età ma
anche la sanità di un tale sistema educativo. Qui c’è naturalezza, i piccoli
monaci non sembrano minimamente infelici. Giocano con palle di stracci un
football che pare quello che giocheremo in paradiso.
Nessun commento:
Posta un commento