Viaggio a Capo Verde/2 - Fu la prima città fondata da europei nei tropici...
Avevo
letto che sarebbe la città più bella della grande isola di
Santiago, la principale di Capo Verde. Ed effettivamente debbo riconoscere che è così. Dopo un lungo ed inatteso
itinerario per raggiungere la città più antica costruita dagli europei
al di sotto dei tropici – per via del rifacimento
dell'intera arteria, a sette chilometri dalla meta bisogna inoltrarsi nel
brullo paesaggio dell'isola percorrendo una carrareccia rivestita del classico
acciottolato importato nelle isole dai portoghesi –, si arriva dall'alto in un
ambiente che ha del fiabesco, con una insenatura che incanta per il mare blu
cobalto, la terra arsa, i tetti rossi di laterizi rinnovati di recente. Riviera
Grande de Santiago è patrimonio dell'umanità secondo l'Unesco, e non poteva
essere che così. Scrivo
queste note seduto ad un tavolino del Bar Pelourinho, tra galline che
starnazzano, grida d'infanti, ammiccamenti innocenti di uomini e donne della
pelle proprio scura. Si capisce come si possa perdere la testa da queste parti
e decidere di installarvisi. Osservo la colonna del pelourinho, gogna o berlina che il governo portoghese installava in
ogni città conquistata per affermare il proprio potere: gli schiavi ribelli
venivano incatenati a questa colonna, che a ua lunga storia, perché fu rimossa e poi reinstallata
dopo l’indipendenza.

Scendo
alla spiaggia, scura e in fondo modesta, seppur capace d’attirar gli sguardi. Attorno a
una dozzina di barche tirate in secco, quattro o cinque ragazzetti giocano a
una sorta calcio e di pallanuoto insieme, tra spruzzi e risate, tombole e
risorgenze, mosse da rugbyman e altre
da fiorettisti. Alcune istantanee resteranno nella mia minuscola storia. Salgo
poi alla chiesa dedicata a Nossa Senhora do Rosário, che fu cominciata a
costruire nel 1495 e che possiede un campanile largo quanto la facciata stessa:
si trovano tracce gotiche nelle cappelle laterali, pietre tombali del XV
secolo, dipinti scuriti dal tempo e dall’incuria. Si respira colonial
assoluto, direi. S’apre un pertugio nella muda,
una scala a chiocciola. Malandatissima. Non so come, ma salgo fino alla terrazza
sommitale, sbucando in un cielo azzurrissimo ricamato di palmizi che svettano
flessuosi. Incanto. Poi torno al mare percorrendo rua Banana, una stretta via
dai muri imbiancati che proteggono casette dipinte in modo sgargiante, quasi
sfacciato, se non fosse che qui non potrebbe essere che così. Si sfiora la perfezione a
Ribeira Grande de Santiago. Secca in questa stagione, e quasi sempre. I suoi
abitanti sono anch’essi secchi nei corpi, ma le
loro anime paiono opulente di generosità. Solari.
Dicembre 2012
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