Viaggio in America Latina/8 - Tra Paraguay, Brasile e Argentina, un reticolo di confini che ha tuttavia qualcosa di comune: il consumo.
Ci sono degli incroci della geografia e della storia che
lasciano un po’ col fiato sospeso. Sì, perché nella mescolanza delle culture e
delle etnie, oltre che delle politiche e delle tradizioni, che si creano
all’incrocio delle frontiere, i punti di riferimento spariscono, o perlomeno
vengono messi in secondo piano. Così è alla “tre frontiere”, quelle argentina,
brasiliana e paraguayana che si incrociano poco distanti da quella meraviglia
della natura che sono le Cataratas de Iguazú. Tre città praticamente si
toccano: Ciudad del Este in Paraguay, Foz de Iguaçu in Brasile e Puerto Iguazú
in Argentina. Un ferry collega
quest’ultima alla prima, un ponte la seconda alla terza e un altro ponte la
seconda alla prima. A Foz de Iguaçu, poi, un punto panoramico mostra la
divisione delle terre, separate da un solo fiumi, il Rio Paranà. Un obelisco
viene appunto chiamato “Le tre frontiere”.
Queste tre città vivono di turismo (anche per le visite ai vari
parchi e zoo della regione, oltre che per la visita tecnologica a quella
meraviglia dell’ingegno umano che è la
Diga di Itaipú) e di commerci di ogni genere. Impressiona la quantità
di alberghi, ristoranti e negozietti di souvenir che si trovano in tutte e tre
le città, e il va e vieni di autobus e auto turistici, anche per i tre
aeroporti internazionali che sono stati costruiti in prossimità delle tre
città. Ma è il commercio che è la vera anima di questa contrada. In effetti
negli ultimi anni la paraguayana Ciudad del Este, che raggiunge a mala pena il
mezzo secolo di vita, è diventata un centro del commercio senza tasse, cioè del
contrabbando, in particolare per quanto riguarda gli strumenti elettronici e
digitali. Impressiona nella città la straordinaria concentrazione,
l’affastellamento direi, di negozi, negozietti e superstore che vendono ogni sorta di questi oggetti a prezzi
francamente stracciati. Le autorità paraguayane chiudono tutti e due gli occhi
sui traffici che hanno come sede Ciudad del Este, anche per le ben note
corruzioni che attraversano tutto il sistema politico del Paese. E i vicini
argentini e brasiliani fanno buon viso a cattiva sorte, permettendo il passaggio
di ogni sorta di merci attraverso i due ponti e il ferry che collegano tra loro
le tre città. Non per niente non c’è l’abitudine di controllare, se non molto
di rado, i traffici che si svolgono tra le tre città.
In particolare il ponte che collega Ciudad del Este a Foz de
Iguaçu è un incredibile concentrato di traffici e commerci, con migliaia e
migliaia di taxi e di moto-taxi, di omnibus e di camion che fanno la spola tra
Paraguay e Brasile, senza controlli in pratica. Debbo chiedere quasi a forza di
apporre un visto sul mio passaporto per entrare in Brasile e prendere poi
l’aereo per Curitiba. Si ha l’impressione che la frontiera sia un enorme
potenziale guadagno, un moltiplicatore di ricchezza e che, come accade per le
mosche che si concentrano sulla carne putrida, così gli affaristi del mondo
intero trovino qui di che sfogarsi. Non a caso a Foz esiste una delle più
grandi moschee del mondo fuori dai Paesi musulmani, e non a caso a Ciudad del
Este fioriscono i templi indù e buddhisti. Certo, qui è difficile trovare altro
collante alla vita civile e sociale che non siano i soldi, dollari, euro,
guaraní, real, peseta… Tutto va bene, purché in contanti.
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