Una delle ondate migratorie che hanno attraversato la storia
d’Italia, è stata quella del primo dopoguerra, negli anni Venti e Trenta. Una
delle mete privilegiate degli speranzosi lavoratori della Penisola più bella
del mondo era il Sudamerica. Parte di loro finì nel Brasile meridionale, dove
le terre di nessuno erano ancora tante e così le speranze di far fortuna. Nelle
città nascenti, naturalmente, gli immigrati si riunivano a seconda delle lingue
e delle nazionalità di provenienza e gli italiani non sfuggivano alla regola.
Oggi, a quasi un secolo di distanza, si ritrovano interi quartieri che appaiono
delle Little Italy e che portano ancora le tracce evidenti degli immigrati di
una volta, mischiate alle chiese cattolica, ortodossa, ucraina, avventista,
mormone… Le italiche reminiscenze si ritrovano nella toponomastica,
innanzitutto, grazie a decine e decine di vie che riportano con la mente nel
Bel Paese: via Taranto, via Veneto, via Piemonte, via Treviso, via Appennini,
via Vittorio Emanuele II, via Garibaldi, via Carducci, via papa Giovanni, via
Angelo Mazzarotto, via João Todeschini, rua Saverio Madalosso…
Ma ancor più sono i negozi e i locali che richiamano la
nostalgia d’Italia, spesso oltre che con le insegne anche con architetture
perfettamente kitsch, in stile antica
Roma, castelli medievali, gotico veneziano… Riporto sul mio taccuino alcune
insegne in questo sobborgo di Curitiba che è Santa Felicidade: Ristorante
Venezia, Da Don Meneghetto, Merano pizzeria, Restaurante siciliano, Il Castelletto,
Trevizzo verdura, Bigiotteria Strapasson, Ristorante Piemonte, Almoço italiano,
Vinhos Dall’Armi, Mezzanotte salão, Cantina Famiglia Fadanelli, Minne Belle
Fashion, Veneto vestiti, Passione della cucina, Merceria Italia, Firenze informatica…
E al cimitero i nomi italiani si sprecano: che gli immigrati abbiano trovato la
felicità da queste parti?
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