Viaggio in America Latina/9 - Una delle opere ingegneristiche più importanti del mondo, tra Brasile e Paraguay
Non capita tutti i giorni di poter toccare con mano quanto
l'uomo sia capace di dominare la natura. E quanti rischi corra nel farlo. Itaipú
è un luogo non molto lontano da una delle città più brutte e convulse del
continente latinoamericano, quella Ciudad del Este dove si dice che non molto avvenga
secondo la legge, quasi una tacita zona franca in cui le merci partono e
arrivano senza pagar dazio. Itaipú si trova sul fiume Paraná, imponente sistema
fluviale dall'incredibile portata. Sapendo poi che la pendenza del fiume e le
sue cascate (a due passi si visitano le più belle cascate del mondo, quelle di
Iguazú) avrebbero permesso di sfruttare adeguatamente quel fiume dal punto di
vista idroelettrico, non stupisce come negli anni Settanta due Paesi spesso
nemici come Brasile e Uruguay abbiano trovato un accordo per la costruzione di
un'enorme diga che avrebbe creato un gigantesco invaso. I dati che leggo
avvicinandomi al sito nel traffico caotico di Ciudad del Este sono
impressionanti: 20 turbine per 700 megawatt ognuna, 196 metri di altezza, una
diga costruita col ferro che permetterebbe di tirar su 380 Torri Eiffell, 128
mila chilometri di camion hanno asportato terra e pietra… E così le
problematiche ad esso collegate: l’impatto ambientale, i problemi politici e
quelli economici di una fonte di energia esclusiva per un Paese come il
Paraguay…
Fortunatamente non ci sono molti compagni di visita, cosicché
posso concentrarmi su un'opera ingegneristica straordinaria. Il primo
belvedere, se così si può dire, lascia a bocca aperta, tanto vasto appare
l'arco tracciato dalla diga, in totale una decina di chilometri con i
terrapieni eretti accumulando la pietra rimossa nelle opere civili approntate.
Le chiuse quest'oggi non sono aperte: anche se manca il fascino della forza
della natura contenuta e sbrigliata, l'assenza di acqua e del suo frastuono
permette di concentrarsi sull'opera ingegneristica stessa, che ha accumulato una
montagna di cemento armato che appare quasi percorsa da avvallamenti e rilievi,
attraversata da forme ripetitive e altre invece creative. Sono controluce, non
posso dedicarmi nemmeno alle mie amate fotografie, cosicché posso percorrere
idealmente due o tre volte l'intera silhouette della lunga diga, immaginando le
strutture nascoste, le turbine, i chilometri di tubature...
Il percorso in bus fino al punto di osservazione sull’invaso,
dal lato brasiliano, non può che essere una contemplazione ripetuta sulla
grandezza dell'uomo che qui è riuscito a ingabbiare la “Straordinaria Potenza” rappresentata
dal Rio Paraná, dapprima deviandolo e poi costringendolo nel nuovo alveo
appositamente approntato lungo 170 chilometri. Immagino, passando accanto alle
enormi condotte forzate, una ventina, equamente distribuite tra i due Paesi, la
straordinaria potenza distruttrice convogliata in quelle pareti metalliche ricurve
del diametro di dieci metri. E mi dico che Itaipú non può che essere definita
una meraviglia dello spirito umano, pensando anche che sia stata ideata e
realizzata da due Paesi che all'epoca non facevano certo parte del club esclusivo
dei Paesi più industrializzati del mondo, e che anzi vivevano momenti
delicatissimi per via delle dittature militari che vigevano sulle due rive del
fiume.
Il dubbio che l’edificazione di tali opere sia possibile solo
sotto regimi forti non se ne va: non a caso uno dei record stabiliti da Itaipú,
quello della portata massima dell'invaso, è stato recentemente superato dalla
devastante Diga delle Tre Gole, in Cina. In particolare mi pare evidente come
la protezione della natura, ora così presente nelle popolazioni più sviluppate,
impedisca nei Paesi democratici la costruzione di opere e infrastrutture il cui
impatto ambientale non può essere conosciuto in anticipo più di tanto. Ma
intanto l'intero Paraguay vive grazie a quest'opera d’ingegneria...
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