Diario da Piazza Maidan/7 - Qualche chiacchera tra i giovani e i meno giovani che stazionano in Piazza Indipendenza (Maidan Nezalezhnosti). Eroismi e contraddizioni...
Passeggiando in piazza Indipendenza e conversando con i giovani
(e i meno giovani della rivolta) ci si rende conto delle grandi doti di
coraggio di questa gente che ha pagato col sangue la “rivoluzione della dignità”,
ma anche delle tante ambiguità che hanno contraddistinto e che soprattutto
contraddistinguono l’attuale momento d’incertezza. C’è stanchezza negli occhi e
nelle membra, c’è chi raccoglie soldi per continuare la permanenza nella
piazza, c’è chi lucra sul sangue, sono riapparse le bancarelle tradizionali
della piazza, c’è chi se la gode a guardare le ragazze, c’è chi beve. Ma c’è
soprattutto un’immensa fierezza nazionale nelle centinaia di migliaia di
persone che sfilano in quello che è ormai diventato un “mausoleo della dignità”.
Un giovane che staziona accanto a una cassetta dove si
raccolgono soldi per i giovani di Maidan (scorgo biglietti da 100 e 200 grivne, belle sommette), Igor mi
racconta qualcosa della sua lunga battaglia: è studente, fa avanti e indietro
tra l’università e la piazza, viene dall’Ovest del Paese, ha una gran voglia di
vedere sparire dalla faccia dell’Ucraina la gente corrotta e corruttrice. Poco
lontano, in una tenda che raggruppa della gente di Kharkiv, fief di Yanukovich, un cinquantenne che
pare avvezzo ai lavori pesanti si racconta: «Sono pensionato, ho voluto venir
qui per aiutare questi giovani, almeno mi sento utile. Non appartengo a nessun
partito, ma sono certamente anti-russo. Sono pagato per star qui? No,
assolutamente, ma le offerte arrivano abbondanti, abbiamo di che mantenerci».
In uno dei palazzi più eleganti della Avenue Khreshchatyk, che
dà sulla Maidan, in quello che fu il negozio di una nota marca di abbigliamento
per giovani, s’è installato il Gruppo di autodifesa della piazza, creatosi sin
dai primi giorni della rivolta, il 30 novembre. Il giallo è il colore della
rivolta, il giallo è il colore di questo gruppo che trova la sua origine nel
partito della Tymoshenko. Computer, telefoni e telefonini, grossi thermos di
tè, via vai un po’ frenetico, qualche walkie talkie, manifesti propagandistici
dall’iconografia (mi si perdoni) un po’ vetero-sovietica o se vogliamo da Quarto Stato… Nessuno vuole parlare dei
giovani presenti, un po’ più smart di
quelli che stanno in piazza, devo aspettare che uno dei portavoce si liberi. Si
chiama Yurij Yuzych, ha una trentina d’anni, è sposato con un figlio. Ha
studiato informatica. «Il primo gruppo non era ben formato – mi spiega –,
avevamo pochi soldi e pochi mezzi, ma c’era un grande fervore. Eravamo sistemati
nel Palazzo del sindacato, quello che è stato bruciato nei giorni più violenti
della rivolta. Ora siamo un gruppo molto ben affiatato e ben organizzato, che
cerca di mantenere l’ordine anche in mancanza di polizia ufficiale, qui non c’è
nessun furto e non c’è più nessun delitto. Non vogliamo diventare una milizia
armata, ma in attesa che il governo decida cosa fare noi siamo qui per non
rovinare la rivoluzione della dignità». Mi spiega che il loro capo è un deputato,
Andriy Volodymyrovych Parubiy,
del partito della Tymoshenko, che durante la manifestazione aveva la responsabilità
dell’organizzazione della difesa della piazza. «Le nostre decisioni vengono prese
democraticamente n el direttivo del gruppo – mi dice convinto –, d’accordo col nostro
capo che è stato nominato segretario del Consiglio di sicurezza e di difesa ucraino.
Altri due nostri deputati sono entrati nel direttorio dei servizi segreti e
della sicurezza interna. Sì, siamo filo-governativi, è il popolo ucraino che ha
preso il potere contro colui che non faceva che i suoi interessi, dimenticando
il bene comune». Gli cheido cosa pensi dei rapporti tra la sua leader e il
Cremlino: «Putin e Julia arriveranno a un accordo, ne sono sicuro – dice
convinto –. Bisogna evitare ora di rispondere alle provocazioni russe, per
evitare la guerra a tutti i costi. Noi ucraini non siamo capaci di fare la
guerra. E non vogliamo separarci: abbiamo notizie dirette dai nostri compagni
ad Odessa, Kharkiv, Donetsk… che ci dicono come le rivolte dei filo-russi siano
molto limitate, anche se i media occidentali riportano solo quelle rivolte. Ad
Odessa, ad esmepio, c’è stata una manifestazione in favore della politica del
governo, c’erano anche degli ebrei. E pare che i tatari di Crimea stiano
pensando di ribellarsi al nuovo potere russo». Gli chiedo perché la Tymoshenko
non sia stata applaudita come ci si sarebbe aspettati dalla piazza:«Dividere la
piazza non è cosa buona. In realtà è stata molto ben accolta». Qualche ricordo
sulle manifestazioni più cruente: «Sono stato in piazza durante tutti questi
mesi. Mia moglie è sempre molto più preoccupata di me. Paura? No, non ne ho mai
avuta, se non quando nel Palazzo del sindacato ci hanno accerchiato le forze
dell’ordine e mi sentivo preso in trappola, due volte hanno cercato di sgombrarci,
prima di appiccare il fuoco all’edificio. La notte dei 100 morti ero a casa
quando ho avuto una chiamata e sono corso in piazza. Mi sono occupato di evitare
che i giovani fossero colpiti dai cecchini». Tra un mese? «Resteremo qui fino
alle elezioni del 25 maggio, spero che Julia venga eletta.La sua uscita di prigione
ha mischiato le carte. Vitalij Klitschko era il nostro naturale candidato, ma
ora chissà…. I sondaggi dicono che Julia vincerebbe».
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