Bassa Val Badia/6 - Sopra l'abitato di La Valle, le vicende meteorologiche hanno forti conseguenze cromatiche.
In
Val Badia negli anni scorsi s’è scatenata una furiosa battaglia (verbale
s’intende) attorno ai confini della Bassa e dell’Alta Badia. Verrebbe da classificare
la faccenda tra le questioni oziose, se non fosse che il label Alta Badia pare porti non pochi quattrini nelle casse dei
comuni, e quindi degli abitanti. E poco importa se talvolta Corvara e Pedraces,
San Cassiano e La Villa nell’alta stagione paiano piuttosto delle città
percorse da Suv e arlecchini all’ultima moda che un delizioso luogo di
montagna. Preferisco la montagna preservata dai difetti e dalle angherie della
gente di città. Sia come sia, La Valle è entrata nella diatriba, per capire se
era parte o meno dell’Alta Badia. Vinse la battaglia, e ora può fregiarsi del
marchio tanto ambito.
Ma
io la preferisco ancora classificare nella Bassa Val Badia, più umana, più
verde, più semplice e autentica. Ora, proprio sopra La Valle, s’apre una delle
più stupefacenti coste dell’intera Badia. Quella che porta fino al Parco
naturale Fanes-Senes-Braies, attraverso la Val de Fanes. Sulla scoscesa fiancata
esposta a meridione della valle s’incontrano villaggi dai nomi fantasmagorici:
Rü,
Lonz, Tolpei, Freines, Funtanela… Si ammira una deliziosa chiesetta alpina
dedicata a Santa Barbara, Berbura per i ladini, e la vecchia pieve di Dlijia
Vedla, di cui rimane solo il glorioso campanile: la chiesa infatti fu distrutta
da una rivolta dei locali contro la potentissima Badessa del convento di
Ciastel Badia che spadroneggiava come una feudataria sulla regione.
Arrivati
quasi alla fine della scoscesa costa, un albergo ospita i viandanti, o per
meglio dire i marciatori, con un nome straordinario nella sua sonorità:
Ciornadù. La sapiente gestione ha preparato un ristorante che è una stupenda
terrazza sulla valle, giù giù fino al Sas Putia, con arredi rustici su un prato
curatissimo, mentre una fontanella rallegra l’ambiente. La steccionata pare
un’opera d’arte, composta com’è da listelli di legno appuntiti tutti diversi,
seppur simili. Dalla terrazza s’ammirano i colori della valle: oggi piove a
tratti, mentre squarci di sole d’improvviso cambiano la conformazione stessa
della valle, allorché prati oscurati dalle nubi s’accendono d’un verde soprannaturale
che pare illuminare il cielo stesso.
Mentre
si gustano i buoni piatti della cucina ladina – uova e speck e patate, un’associazione
deliziosa –, le pendici del Sas dla Crusc cambiano colore ogni due minuti, o
tre, passando dal viola al rosa, al giallo, al grigio, al verde addirittura.
Mentre le lontane Odle si divertono a tracciare silhouette impareggiabili sul
controluce delle ondate di pioggia. Finché la discesa a valle per la pioggia
diventata insistente scivola nel tesoro della gente di queste parti: i prati,
impareggiabili prati della Bassa Val Badia. O Alta?
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