Bassa Val Badia/8 - Gironzolare tra abeti e larici, cogliendo funghi e mirtilli.
C’è una stagione per l’orgoglio delle vette e ce n’è una per l’umiltà del bosco. In Val Badia è possibile sperimentare e l’una e l’altra. Senza gelosie, senza lacrime, senza proteste. Un banale dolore muscolare può essere l’origine del cambiamento di stagione peripatetica, uno di quei momenti in cui l’interiorità prende il posto dell’esteriorità e ti porta ad apprezzare quel che in precedenza avevi trascurato, o addirittura ignorato. La fretta e la forza lasciano spazio alla pazienza e alla debolezza, facendo scoprire l’altra metà della vita dell’uomo.
L’ascesa nel bosco è sempre una
scoperta. Si ansima, s’inciampa, si prendono in faccia rami elastici come
fionde, si saltano tronchi caduti a terra, si afferrano arbusti che si spera
sostengano le nostre fatiche. È vero, ma ad ogni ostacolo, ad ogni impedimento,
ad ogni gradino inatteso corrisponde una scoperta – un fungo rosso brillante,
una radura da fate, una radice che pare un’opera d’arte moderna, un ruscello
che scherza con il muschio –, uno sguardo nuovo sulla vita – che sia uno
squarcio nel fogliame che lascia intravvedere un panorama mai visto prima, una
serie di abeti ritti come pali della luce ma mai esattamente paralleli, un
cerbiatto che incrocia il nostro cammino.
La discesa è ancora più gradevole,
perché manca la fatica. Girovagare cercando d’individuare il cammino più
originale, fermarsi a raccogliere funghi, fragole e mirtilli, sostare su un
albero abbattuto dalla folgore e meditare sul caso e sul fato (o sulla
Provvidenza), così, perché tutto ciò rinfranca. E poi la scoperta della flora
sempre più minuscola e, sulla flora, della fauna altrettanto piccola…
Non ci si annoia mai in un bosco,
tanto più in queste terre ladine in cui la forestale pare geniale nel coniugare
la cura del bosco e il rispetto per le sue dinamiche.
Nessun commento:
Posta un commento