Bassa Val Badia/10 - Uno, uno solo degli abitanti di Badia spiega un'intera valle. E' Lois Irsara.
Badia
era considerata la pietra che distingueva l’Alta e la Bassa Val Badia. Poi,
come ho già ricordato, il confine è stato spostato a La Valle. Badia s’allunga
ai bordi della strada statale, a due passi da Pedraces, nella parte forse più
straordinaria della Val Badia, con l’immenso e imponente costone che borda con
strapiombi improvvisi l’Alpe di Fanes, a Ovest, e ad Est la meno dura ma più
pittoresca linea montuosa verde e grigia creata dal Sassongher e dalla Gherdenacia.
Sui
rilievi sopra Badia abitava un uomo, Freinademetz, che ebbe una vocazione
missionaria, dai Verbiti. Partì per la Cina dove riuscì in un’opera
straordinaria di inculturazione ed evangelizzazione. È stato beatificato. In
tutte le chiese della Val Badia ora si può trovare un quadro che lo rappresenta
in abiti cinesi, con la barbetta dei mandarini e il cappellino dei notabili locali.
Da casa del signor Irsara si scorge la casa-santuario di Freinademetz, di cui
Lois, questo il suo nome, ha dipinto un piccolo ritratto dai contorni sfumati,
apparentemente vaghi, ma che in realtà trasmettono a chi lo guarda
l’impressione di conoscere quell’uomo. Da sempre. Lois Irsara è pittore e
mistico.
Nato
in un borgo verso La Valle, aveva vissuto un’infanzia povera
ma serena, come tanta gente da queste parti. Arrivato all’età del lavoro – a
quel tempo erano i 14 anni – si decise in famiglia che avrebbe fatto il
macellaio, visto che era gracilino e la vita dura dei campi forse non l’avrebbe
retta. Ma, proprio mentre stava imparando il mestiere in quel di Brunico, si
ammalò gravemente e per due anni fu costretto a camminare sorreggendosi su due
stampelle. Perse quindi il mestiere. Durante lunghe degenze a letto, affinò lo
spirito e lo sguardo. Cominciò a scolpire il legno, poi a dipingere. E dimostrò
indubbie doti artistiche, tanto che riusciva a vendere non poche delle sue
opere. Faceva soprattutto ritratti. Firmava quelle opere con uno pseudonimo,
perché aveva l’impressione di non creare cose belle. In realtà quello
pseudonimo era un acronimo che nessuno capiva: S.S.O.P.N., cioè: Sedes Sapientiae Ora Pro Nobis. Finché i
genitori, sotto la spinta del parroco del luogo che si era accorto della
bravura del giovane uomo, non si decisero a mandarlo a studiare all’Accademia
delle Belle Arti di Milano. Da quel giorno cominciò a firmarsi Lois Irsara.
Senza timore.
La
vita di Lois, rallegrata dal matrimonio con «la mia regina», come la definisce,
Giovanna, e da tre figli, è stata costellata da malattie e gracilità, oltre che
dalle consuete sofferenze spirituali di chi ha un animo sensibile. Da qualche
anno – oggi Lois ha 86 anni – la gravità dei suoi mali s’è accentuata, in
particolare per una paresi facciale. Ma non si perde d’animo: «Dio fa solo cose
belle: guarda il prato, guarda l’erba, guarda i fiori, sono tutte cose belle.
Dio fa solo cose belle, vedi le montagne. Non riusciremo mai a capire quanto
Dio sia capace di far cose belle e solo cose belle. Quindi anche queste mie
malattie sono cose belle, se so vederle da Dio».
Saliamo
nel suo atelier, illuminato da un’ampia finestra dalla quale s’ammira uno
scorcio di valle, prima che la visuale venga interrotta da una casa di recente
costruzione: «Sì, mi ha interrotto la vista della valle, da qui vedevo la mia
casa natale. Ma sul tetto della casa vedo il camino e l’antenna della
televisione, che mi indicano il cielo. Ecco, il Cielo è più bello ancora». Le
pareti sono ricoperte da quadri d’ogni foggia, a carattere sacro o profano,
tanti ritratti. Ritratti che ti danno l’impressione di riuscire a cogliere
l’essere, anzi il dover essere della persona raffigurata. D’un tratto ci dice:
«Vi mostro la Trinità». E tira fuori dai suoi archivi tre quadri, forse 30
centimetri per 40. Il Padre viene rappresentato da un anziano barbuto e
capelluto, su uno sfondo giallo, era un suo amico valligiano, Giovannone, uno
scultore, un altro uomo di Dio. Il Figlio è la riproduzione di un Cristo che in
croce grida l’abbandono del Padre, un quadro che era devozionale e pietistico,
ma che sotto i pennelli di Lois diventa un uomo-Dio che par aver perso la sua
divinità. Infine, lo Spirito Santo, a prima vista, appare quanto di più
tradizionale possa essere rappresentato, cioè una bianca colomba, in volo,
slanciata ma nel contempo come trattenuta da qualcosa o qualcuno; in realtà è
il cielo rappresentato a sconvolgere, perché è il cielo di Badia, trasfigurato.
Pittore
e mistico è Lois Irsara. Lo avrete capito.
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