martedì 4 agosto 2009

Dolomiti da salvare

Rina in Val Badia, primo agosto 2009. Mille modi diversi per preservare un tesoro naturalistico e umano unico al mondo.

Qualche giorno per tirare il fiato al fresco delle montagne e sfuggire così al tedio delle città bollenti di quest’estate 2009. Da qualche settimana le Dolomiti sono state incluse nella lunga lista dell’Unesco che enumera i luoghi “patrimonio dell’umanità”. Una bella espressione, non c’è che dire. E un patrimonio lo appaiono sul serio, per la bellezza discreta seppur talvolta mozzafiato che le sue valli, le sue cime e le sue rocce riversano sulle centinaia di migliaia di visitatori e villeggianti che ogni giorno d’estate o d’inverno percorrono le sue strade, i suoi sentieri, le sue piste. Ogni angolo, ogni scorcio, ogni panorama sembrerebbe essere stato messo apposta in quel luogo per addolcire la grama vita di noi postmoderni, postcristiani, postnoistessi.


Per rimanere nella lista dei luoghi “patrimonio dell’umanità”, bisogna tuttavia ottemperare ad alcune norme riguardanti soprattutto la conservazione dell’ambiente naturalistico e urbanistico, e la limitazione delle zone edificabili. Questi due ambiti sono ovviamente affidati agli amministratori della cosa pubblica, o perlomeno soprattutto ad essi. Ma a noi comuni mortali compete non poco: ad esempio l’uso moderato delle auto, soprattutto quando si tratta di spostare enormi e stupidi Suv; il rispetto della vegetazione, anche nelle aiuole dinanzi alla propria abitazione, o nei balconi fioriti delle case private; il rispetto delle normative per la raccolta dei funghi; la semplice applicazione della raccolta differenziata dei rifiuti; l’evitare accuratamente di “tagliare” le curve dei sentieri di alta montagna con le famigerate scorciatoie che fanno franare i pendii… Ogni giorno si può trovare un nuovo modo di rispettare le Dolomiti. Anche non mettersi in pericolo sui sentieri per esperti è un modo di favorire il permanere delle Dolomiti tra i siti “patrimonio dell’umanità”.


Stamani siamo saliti al Sasso della Croce, una delle cime meno conosciute e frequentate di tutte le Dolomiti. Al santuario omonimo, 2054 metri d’altezza, un elicottero volteggiava: coloro che stavano salendo con noi s’interrogavano sul motivo di quel via vai dell’elicottero nero che faceva la spola tra la cima della montagna e il minuscolo eliporto dirimpetto al santuario. Ben presto l’arcano s’è svelato, e il timore di un incidente di montagna è svanito: su quella cima si stava girando un film. L’ultimo a scendere nell’ultimo volo dell’elicottero è stato un volto conosciutissimo, Reinhold Messner, il massimo scalatore vivente, un’icona dell’alpinismo. Un Messner sempre in forma, fresco sposo, sorridente e garbato, pur nell’impegno lavorativo: anche girare documentari sulle Dolomiti è certamente un modo per aiutare a preservarne l’incanto.

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