lunedì 17 dicembre 2012

Gaeta, la luce spaccata



Visita alla cittadina del Sud del Lazio che vive di pesca, di militari e di turismo. Ma anche del santuario sulla pietra. 

C’è un luogo a Gaeta, nel sud del Lazio (forse laziale per caso, perché Napoli pare assai più presente di Roma), che sembra simboleggiare un’intera città. È la “montagna spaccata”, ora sede di un santuario dedicato nientemeno che alla Trinità. Fu edificato nell’XI secolo su una fenditura nella roccia che scende alla Grotta del Turco, creatasi, secondo la leggenda, al tempo della morte di Cristo, quando si squarciò il velo del tempio di Gerusalemme. Lungo la scalinata che porta nelle viscere della montagna, lungo la stretta spaccatura di roccia, è possibile notare sulla destra un distico latino con a fianco la cosiddetta “mano del turco”, cioè la forma di cinque dita, che secondo la leggenda si sarebbe formata nel momento in cui un “miscredente”, un marinaio turco che non credeva alla storia raccontatagli sulla causa della spaccatura nella roccia, si era appoggiato alla roccia che miracolosamente era diventata morbida sotto la sua pressione, trattenendo l'impronta della sua mano. Nel 1434, dall'alto dei due costoni di roccia si staccò un macigno che andò ad incastrarsi tra le pareti della fenditura. Su di esso venne realizzata una piccola cappella dedicata al Crocifisso, dall'interno della quale si può ammirare lo strapiombo su cui è situata. Ma, prima di addentrarsi nella sua evocatività, è bene immergersi nella cittadina, passare da uno specchio all’altro, bagnarsi sulla bella spiaggia di Serapo, fare una passeggiata sui moli del porto, occupato dalle imbarcazioni della marina militare statunitense, sorbire un caffè nel Lungomare Caboto, degustare una succulenta e direi preziosa tiella al polipo (e poi una seconda alle erbe con uva passa). Solo più tardi la salita al Santuario della Santissima Trinità può creare i collegamenti mentali necessari per capire il luogo: perché a Gaeta tutto è spaccato. Ma per lasciare filtrare la luce, la stupenda luce che ferisce le pupille per la sua intensità, ma che riscalda il cuore con la sua grazia.

1 commento:

Anonimo ha detto...

Un momento di poesia...grazie.