martedì 4 dicembre 2012

Misurina, come in un sogno



Agosto 1964. Un albergo, un lago dolomitico, le Tre Cime di Lavaredo...

Venivamo da Padola di Cadore, nel Comelico, da una cinquantina di chilometri di distanza, dove trascorrevamo le nostre vacanze estive. Il lago di Misurina era un sogno, perché quello specchio d’acqua largo e incantevole, incastonato tra le montagne ampezzane, mi pareva un pezzo di cielo disceso in terra, quasi una benedizione per la terra dolomitica. Anche se tutte le volte che ci eravamo avventurati fin lassù, quasi sempre avevamo trovato tempo inclemente. Ma aspettavamo che le Tre Cime di Lavaredo apparissero per un attimo in mezzo alle nuvole, ed ecco che la mia, nostra gioia era piena. Proprio così, basta poco per gioire. E poi c’intrigava il Grand Hotel Misurina, che chiudeva il lato meridionale del lago, quello verso il Cristallo, maestoso, giallo e umido negli intonaci. Avevo fantasticato avventure mirabolanti in quelle stanze. Finché arrivò il gran giorno, il Conte di Carpegna in persona ci invitava a pranzo! Incredulità. I genitori ci vestirono a festa, ma non avevamo granché con cui abbigliarci per una reception. L’avventura fu in realtà un piccolo inferno: i camerieri, i genitori e gli ospiti ci controllavano in ogni nostro movimento. Io inciampai per le scale. Mio fratello Cesco se la fece addosso e la Tatina stette male in auto. Pioveva. Ma all’uscita, scendendo i pochi gradini del perron, d’improvviso il cielo lasciò filtrare uno squarcio azzurro che subito fu riflesso nel lago: le Tre Cime!

Nessun commento: