martedì 3 dicembre 2013

Storebælt, il vento padrone del ponte



Un'opera ingegneristica tra le più ardite al mondo, tra le isole danesi.

I danesi sono popolo rotto al freddo, al vento, al mare tempestoso, alla convivenza con le avverse condizioni meteorologiche. E sono pure persone industriose e indomite. Non sorprende, allora, che già nel 1986 abbiano iniziato un’opera ingegneristica straordinaria, conclusa dodici anni più tardi, per unire le due regioni più popolate e importanti del Paese, la Selandia e lo Jutland, passando per la mediazione dell’isola di Fionia, Fyn in danese. I dati sono semplici: 254 metri di altezza dei piloni, cavi lunghi fino a 85 metri, ampiezza del ponte principale di 48,2 metri, due ponti per un totale di 15 chilometri, un tunnel ferroviario di 8 chilometri, un’isoletta minuscola e ingrandita al punto da diventata piattaforma per i due ponti…
Oggi, a bordo di un’utilitaria, con una coppia di amici, vogliamo visitare l’isola di Fiona e per farlo dobbiamo percorrere il ponte sullo Storebælt. È giorno di vento quest’oggi, le raffiche giungono ai 50 chilometri orari, cosicché le piccole auto – troppo leggere – e i grtossi Tir – troppo ampi – debbono procedere con estrema cautela: ai 60 orari di vento scatta di solito la chiusura del ponte, il che avviene una ventina di volte all’anno. Passiamo ed effettivamente gli scossoni provocati dal vento non sono pochi e incutono un certo timore, soprattutto all’autista che stringe il volante come fosse un’ancora di salvezza. Il primo tratto del trasbordo, quello con il ponte a un’unica campata aerea e da brivido, dà un’impressione di leggerezza e precarietà, anche se le dimensioni dei due piloni del ponte paiono rassicurare, così come rassicuravano già una dozzina di chilometri prima di arrivarci, quando dalla linea dell’orizzonte della terra fuoriuscivano come due immense crune d’ago erette chissà con quali scopi. Giunti all’isola semi-artificiale – su cui fa tenerezza l’apparizione del vecchio faro che pare un vecchio cimelio da rottamare –, inizia il secondo ponte, che invece corre orizzontale su una serie di piloni in fondo modesti, ma comunque profondi. Ma è su questo tratto dell’opera ingegneristica più importante mai compiuta in Danimarca che il vento soffia impetuoso e sembra accanirsi con straordinaria tenacia sulla nostra piccola e rossa utilitaria. Il vento, senza dubbio, appare il vero padrone del ponte, al punto da sembrare di voler trasformare la piuatta pista di asfalto del ponte in una scalinata coi gradini irregolari: una folata uno scalino!

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