venerdì 19 giugno 2009

Il tour de force


IN MARGINE AL VIAGGIO PAPALE in Terra Santa, che ho seguito per la rivista che dirigo, non ho potuto fare a meno di riflettere su un fatto che ha riguardato tanti colleghi al seguito del pontefice: coloro che erano costretti a seguire le varie tappe dell’intenso programma del viaggio con il seguito ufficiale sono rimasti intrappolati dalla logistica messa in atto, nei Marriott e negli Sheraton. Cioè controlli asfissianti, trasferimenti via bus a tappe forzate in mezzi scortatissimi dalle forze dell’ordine, confinamento in aree delimitate nei grandi appuntamenti pubblici… Il sottoscritto, avendo invece deciso di recarsi a Gerusalemme solo tre-quattro giorno prima degli eventi, non ha avuto la possibilità di accreditarsi presso le autorità locali, visto che il pass vaticano aveva valore quasi nullo in quelle regioni conflittuali.

HO FATTO COSÌ IL “PELLEGRINO”, mischiandomi alla folla dei fedeli, magari approfittando di qualche biglietto per i settori vip, dormendo nelle case della gente e camminando nelle vie della città vecchia senza codazzi vari… Ebbene, ho potuto assistere meglio e più compiutamente a certi avvenimenti, parlare con tanta gente interessante, intervistando persino altissimi personaggi della politica della cultura e della religione, mantenendo una invidiabile libertà di movimento, ben superiore a quella di tanti colleghi intrappolati nel seguito papale. Certo, se avessi dovuto scrivere per un quotidiano forse avrei avuto qualche difficoltà supplementare, anche se sul mio palmare avevo a disposizione tutti i documenti necessari. Anche se non ho partecipato a tutti i breefing di padre Lombardi, anche se…

MAI DIMENTICARSI che il giornalismo, anche se deve sottostare ai dettami della rapidità e della copertura degli avvenimenti, è anche preposto a cogliere il senso delle cose e degli avvenimenti. Mai dimenticare che molto spesso l’ufficialità è una maschera della realtà. Mai dimenticare che la creatività del giornalista ha bisogno di libertà d’azione.

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