DI FREQUENTE I LETTORI DELLA RIVISTA CHE DIRIGO – Città nuova – ci rivolgono complimenti non da poco per l’attenzione che mettiamo alle notizie internazionali, quelle che provengono da mondi a noi stranieri. E si lamentano, al contrario, del poco spazio o del poco tempo che solitamente i media nostrani dedicano ad esse. È vero, lo spazio dedicato agli “esteri” tende a ridursi, in particolare nella nostra Italietta mediatica, così diversa dal resto dell’Europa, così ingabbiata in monopoli ed oligopoli che fanno solo del male alla qualità dell’informazione.
Se conoscete le lingue, guardate di tanto in tanto i notiziari della Bbc, o leggete Le Monde, date un’occhiata al sito di Reporters sans frontières. Non vi farà altro che del bene. Sprovincializziamoci, signori e signore!
Se conoscete le lingue, guardate di tanto in tanto i notiziari della Bbc, o leggete Le Monde, date un’occhiata al sito di Reporters sans frontières. Non vi farà altro che del bene. Sprovincializziamoci, signori e signore!
LA RAGIONE DI QUESTO DISINTERESSE PER GLI ESTERI è dovuto, anche in questo caso, a problemi di cassa: dovendo stare attentissimi ai bilanci, è molto più economico spedire un inviato a Garlasco, a Cogne o a Perugia, piuttosto che nella zona dei Grandi Laghi, in Birmania o in Bolivia. E gli ascolti possono essere sostenuti molto più facilmente con un po’ di sangue o di sesso, preferibilmente mescolati, piuttosto che con un reportage pur fantastico sui minatori di silicio in Bolivia o uno sui monaci birmani che resistono al regime militare di Rangoon. Tuttavia le ultime emergenze spingono (o costringono) ad interessarsi un po’ di più agli Esteri: il terrorismo, le pandemie e la crisi economica, ad esempio.
MA L'ELEMENTO CHE PIU' DI OGNI ALTRO spinge verso una maggior attenzione a quanto accade in altri mondi è la rivoluzione digitale: gruppi editoriali internazionali si costituiscono ogni giorno, e la Rete “obbliga” all’integrazione. Il mondo sta cambiando, che lo si voglia o no. L’ho intuito ancor più in un recente meeting che ha riunito i gruppi editoriali della mia rivista nel mondo, che sono in tutto 37 in 22 lingue. Non poco. Ebbene, anche localmente si comincia a ragionare in termini globali, si cerca di capire se una notizia locale abbia un interesse globale, e il più delle volte ci si risponde affermativamente. Saranno questi piccoli gruppi editoriali sparsi nel mondo – penso a quelli analoghi sorti dal movimento musulmano turco di Fe-tullah Gulen, penso alla galassia mediatica buddhista del movimento buddhista giapponese Rissho Kosei-kai, penso anche agli amici di NetOne – a rendere ineluttabile l’interessarsi mediatico al diverso da sé.
(da "Com&Co", pubblicato su http://www.net-one.org/ il 22.05.2009)
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