mercoledì 17 novembre 2010

Dublino, alla Trinity Old Library


La situazione finanziaria della Repubblica d'Irlanda è sotto attenta osservazione. Pare che si sia pensato troppo in grande... Visita ad un luogo sacro della cultura "irish", nel febbraio 2004.

Non è un luogo sacro e non vuole esserlo. Eppure qualcosa mi dice che in questa lunga galleria qualcosa di immortale si respira. The Trinity Old Library nasconde tesori di carta rivestita di cuoio antico, ma soprattutto ricchezze d’anima e di spirito accumulatesi nei secoli. Volumi ricoperti di polvere mille e mille volte, e poi amorevolmente spolverati con attenzione, come se anche quella polvere fosse altrettanto antica che la carta. E c’è pure del vero, perché negli interstizi delle pagine i secoli si sono depositati ed hanno fruttato. Cosa? Come? Quando? I misteri rimangono sepolti sotto i ripetuti e sempre nuovi strati di polvere: quelli confusi alla polvere da sparo, quegli altri invece misti alla polvere della siccità e della carestia, e ancora quelli frammisti ai coriandoli della raggiunta indipendenza.

Nella “lunga stanza” converso con Platone, Aristotele, Cicerone, Swift e Defoe, i cui busti fanno la guardia impettiti alle alcove lignee che custodiscono i secoli stampati, i secoli catalogati dal basso verso l’alto: a, b, c… e ancora aa, bb, cc… Ogni alcova ha la sua scala a pioli, che permette di accedere ai ripiani più alti, quelli alfabeticamente maturi. I pioli conservano le tracce delle ricerche degli scienziati e dei curiosi: a salire, paiono man mano meno consunti, portano le tracce della fame di sapere dei secoli che furono. Tutto è stato riverniciato più volte, anche di recente – pareti, scansie, volte, parquet salvo quei pioli che tracciano la discriminante della storia.

Il silenzio è assoluto, o quasi. I libri assorbono i suoni, e così il legno e i tappeti. Persino l’arpa gaelica più antica che si conosca – datata al 1014, e secondo la leggenda apparteneva a Brian Boru, allora re d’Irlanda – tace; anzi assorbe fonemi e decibel per sublimarli nel quasi-silenzio di ogni biblioteca-come-si-deve. Non sono sopportabili nemmeno i clic delle macchine fotografiche, nemmeno i più impercettibili perché digitali: la tecnologia sembra venire rifiutata da carta e cornucopia e pergamena e papiro…

Il senso del tempo si dilata in questa galleria dove la cultura si eterna nei legni, ma ancor più nei marmi dei busti illustri. Ma dove pure la caducità delle umane sorti si spande a dismisura, ricordando che la polvere è retaggio non solo delle cose, ma anche dell’uomo. Così è della Old Library, il gioiello di una Dublino oltremodo fiera dei suoi antichi scrigni. Rari.

Nessun commento: