Una cittadina ai piedi della Maiella. Nulla di speciale, se non che è al posto giusto.
Giustezza, à la française, cioè col significato che quello che c’è è proprio quel che deve esserci. Sulmona non ha pretese artistiche particolari, né aspirazioni economiche, né tantomeno politiche. Sulmona desidera essere quel che è, né più né meno. Vie e viuzze disegnate sapientemente da una mano anonima e collettiva nel corso dei secoli, nella valle Peligna, cinta da una cerchia di severe montagne. Si fregia di un monumento di grande valore, L’Annunciata, che risale al 1320 e che comprende la chiesa, purtroppo ricostruita nel XVIII secolo, e l’annesso palazzo, che invece resta quello originario del XV secolo, elegantee pulito, direi fresco, ricco di quella semplicità che non puòl lasciare indifferenti. Si deambula nelle piazze e nei vicoli, si coglie una battuta in stretto dialetto abruzzese, si cglie un cane vagante che pare essere a casa sua, si ammirano le anticaglie preziose d’una bottega, il tranquillo incedere d’un’anziana signora che pare aver preso su di sé guerre e terremoti, pestilenze e tutte le drammatiche vicende di questa valle. La Piazza del Comune non è altro che un allargamento di Corso Ovidio, impreziosita dalla Fontana del vecchio, che risale al 1474 rinascimentale. Un caffè, un po’ dell’ultimo sole estivo. E la giustezza si manifesta in tutta la sua pregnanza. A Sulmona non si deve cercare nulla, perché così facendo si riceve il tutto. Gratuitamente, come gratuitamente s’è cercato di percorrerla.
Nessun commento:
Posta un commento