Viaggio a Capo Verde/3 - Uno dei pochi paeselli dell'isola di SãoVicente, isola senz'acqua dolce, o quasi

Sono arrivato a São Pedro in aluguer quando il vento è così forte che gli atterraggi degli aerei sono stati sospesi e le barche sono state tratte a riva: oggi non si pesca dice l’autorità portuale dell’isola, che dicono inflessibile. Così la dozzina di aitanti giovanotti che di solito svolge il mestiere di pescatore è costretta a terra. In due o tre gruppetti ingannano il tempo maneggiando i loro cellulari, fumando sigarette fatte a mano, scherzando e ridendo o, ancora, svolgendo operazioni contabili particolari: enumerare i delfini che guizzano nel mare spumeggiante. A quanto capisco nella nostra fantasmagorica conversazione in globish, se tutto va bene riescono a guadagnare ciascuno 500 scudi al giorno, cioè 5 euro. Pescando di tutto, soprattutto tonni, orate e aragoste. Vorrebbero emigrare, come tutti i giovani capoverdiani, ma non sanno nemmeno dove potrebbero recarsi. Ormai i loro padri tornano dagli Stati Uniti e dall'Europa con le pive nel sacco, mentre anche qui arrivano i cinesi. Non capiscono più come va il mondo: una volta c'erano i Paesi ricchi e quelli poveri. Loro erano i poveri e andavano dai ricchi, e guadagnano e facevano poi arrivare i loro figli nella terra d'elezione. Oggi non è una più così.
Scendo alla spiaggia percorrendo una scala che fu di cemento ma che ora è fatta di sabbia scivolosa con qualche incrostazione di cemento. Sabbia che turbina ovunque, mentre il verde e il blu del mare, anzi i verdi e i blu, farebbero urlare qualunque pittore, e mentre il candido faro della Ponta do farol, appunto, crea uno stupefacente contrasto cromatico. Il sole brucia la pelle, nonostante il vento fresco. I colori delle barche sulla spiaggia, una di esse addirittura fosforescente, pessimo tributo alla modernità, invitano all'estasi cromatica, mentre gli spruzzi delle onde trasformano l'aria da secca che era in umidissima. Chiudo gli occhi, ma l'autista dell'aluguer suona il clacson, sta per ripartire. E fino a sera non ce ne saranno più.
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