martedì 12 gennaio 2016

Salonicco, le rovine ai piedi dei palazzi


Viaggio al Monte Athos/1 
 
  


Per recarsi nella "repubblica dei monaci", nell'ultima propaggine della penisola calcidica, è giocoforza passare per la città dell'imperatore Galerio

La città di Salonicco ha una storia lunga e ricca, che si perde nella notte dei tempi: fu fondata nel 315 a.C. dal re macedone CAssandro, che le diede il nome della moglie, Tessalonica. Ma non ebbe grande importanza finché non giunsero i romani, in particolare l'imperatore Cesare Galerio, spietato persecutore dei cristiani, che scelse la città addirittura come sede imperiale. Ma la città divenne grande solo in epoca bizantina. La furia costruttrice nei secoli ha quasi cancellato le tracce antiche, soprattutto quelle romane, che come si sa i greci non amano particolarmente. Quelle antecedenti a quelle romane, ci avevano pensato i latini stessi a cancellarle, o piuttosto a inglobarle nei loro nuovi palazzi. Fatto sta che Salonicco appare una vera e propria colata di cemento che, a prima vista, ricopre interamente l'area urbana. 


Poi, percorrendone le vie, soprattutto quelle del centro, ecco che si svela una città nella città, l'antica Thessaloniki, quella dell'apostolo dei gentili, che giace qualche metro al di sotto del piano stradale attuale e che affiora qua e là nelle piazze, nei viali, addirittura sotto i palazzi. C'è qualche vera e propria perla: la deliziosa chiesa di Ossios David, Agios Dimitrios, Agia Sophia, la chiesa di Ahiropiitos del V secolo. Le tracce del conflitto tra iconoclasti (che qui avevano il loro centro propulsore) è qua e là evidente, come nella chiesa di Agios Nikolaos. 


Piove da morire e si fa fatica ad avanzare senza inzaccherarsi. Appare d'uopo una fermata ai tavolini di un bar di fronte a quel capolavoro che è l'Arco di Galerio, imperatore che così voleva celebrare la sua vittoria contro i persiani. I bassorilievi impressionano, soprattutto se visti sulla loro base di laterizi rossi, che li esaltano non poco. E sulla destra ecco la Rotonda, un edificio che ancor oggi non ha terminato di svelare i suoi segreti: in realtà è una chiesa dedicata a Agios Georghios, anche se in origine era un mausoleo. Contava stupendi mosaici: ne restano pochi ma significativi.


La visita, poi, non può non fare tappa alla Torre bianca, diventata il vero simbolo della città con la sua massiccia e pur slanciata forma cilindrica: la torretta sommitale, un cilindro ridotto rispetto a quello della base, conferisce all'insieme dell'edificio una leggerezza inusitata. E da lì, verso il porto, ci si bea nel lungomare, il vero “passeggio” degli abitanti di Salonicco che vi si riversano in massa con qualsiasi tempo e temperatura, se non altro per sorbire un caffè in uno degli innumerevoli locali della riviera. Ma tutta la città è punteggiata di bar coi tavolini sparsi sui marciapiedi, a testimonianza di uno stile di vita che pare farsi beffe della grave crisi economica greca: per dimenticare o per festeggiare si beve, in fondo è la stessa cosa e l'effetto è lo stesso...

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