La navetta Endeavour e lo Shuttle vanno in pensione. Visita alla città dove fu concepita la conquista Usa dello spazio.
In fondo è una piccola città della provincia statunitense, nel nord dell’Alabama, sweet home, dolce casa, come recita una nota canzone. Eppure Huntsville ha una sua storia di enorme valore nel XX secolo, perché qui arrivò il più noto scienziato del nucleare negli anni Quaranta, che diventerà padre dell’atomica Usa, quel Wernher von Braun che era stato nazista ma che aveva abbandonato Hitler dopo essersi accorto della sua follia. Von Braun, cioè colui che seppe mettere in moto una virtuosa congrega di scienziati (virtuosa nel senso di creativa) che portò gli Stati Uniti a primeggiare in campo tecnologico, in particolare nel campo della ricerca spaziale. In questa città, che ancor oggi ha il più alto tasso di PhD, cioè di dottorati, degli Stati Uniti, sono stati inventati e costruiti – anche se poi venivano assemblati in altre sedi – tutti i principali razzi civili e militari fino agli anni Ottanta, persino quello che portò l’uomo sulla luna, lo straordinario Saturno V. Tutti con tecnologie che non conoscevano ancora la rivoluzione informatica e digitale, che rappresentavano capolavori di altissima ingegneria, coniugata con la straordinaria concretezza degli statunitensi. Poi arrivò l'informatica che cambiò anche il modo di andare nello spazio: Endeavour è una navicella tutta digitalizzata...
È un museo quello che si visita, un parco dove sono allineate le steli al dio della conquista, al dio del cielo raggiunto dalla terra. Sono steli bianche, atte a contenere propano e idrogeno liquido, propellenti per forzare la gravità terrestre e sfidare le stelle. I ragazzi e le ragazze in visita al museo assieme ai loro insegnanti paiono non interessarsene più di tanto, mentre si entusiasmano per una catapulta meccanica che li fa salire e scendere a rapidità elevatissima lungo una colonna d’acciaio. È il loro modo di interessarsi alla conquista del cielo, a partire da questa terra.
La lunga epopea della conquista dello spazio pare straordinariamente umana, soprattutto oggi, osservando in fondo il carattere artigianale di ognuno dei sei milioni di pezzi che contribuirono al completamento del Saturno V e dello Spacelab e delle navette Apollo. Geniali Stati Uniti, capaci delle massime punte di genio e delle convivialità più spinte. Giovanissimi professionisti della Nasa e di altri centri di ricerca, ingegneri e biologi e informatici. sono ovunque nella città. Qui esiste veramente la possibilità di crescere ancora giovani nelle proprie qualità professionali, ed esprimerle compiutamente. C’è brassage di razze, c’è libertà di espressione, c’è in qualche modo il senso del bene comune, l’identificazione in una bandiera, in un progetto, in una sfida. Qui stanno molto meglio di quanto non stiamo noi nella vecchissima Europa.
1 commento:
Caro Michele
Saluti da Denver, Colorado.
Come menzioni nel tuo blog,i "shuttles" sono andati in riposo. Genera una certa nostalgia di una certa "golden age" nella ricerca spaziale.
I futuri voli spaziali saranno "privatizzati"; li faranno
ditte private. Peccato, mi verrebbe da dire. La NASA e' un ente finanziato
pubblicamente; si faceva tanta ricerca
pura. Si sa che le imprese private
vanno piu a cio che produce profitti
immediati. Precisamente fu il non
utilitarismo immediato dei viaggi spaziali NASA (pensiamo ai viaggi lunari e altri pianeti lontani) a galvanizzare la psiche collettiva americana. Per "muoversi", storicamente parlando,il popolo americano ha sempre avuto bisogno
di "una nuova frontiera" da conquistare e lo spazio fu la
"nuova frontiera" -anche da un punto di vista dell'autopercezione dell'uomo- a partire da Kennedy.
I shuttles erano il simbolo
piu visibile di questa dimensione.
Forse la "nuova frontiera" e' di un altro tipo?
Cordiali saluti
Miguel Novak
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