mercoledì 1 giugno 2011

Malta, dove sbarcò Paolo

L'isola mediterranea è al centro dell'interesse per la nuova legge sul divorzio e per la sua politica d'immigrazione. E pensare che laggiù era sbarcato un immigrato d'eccezione...

Già nell’avvicinamento all’aeroporto di Luqa si coglie che la grandezza di Malta non è calcolabile con il righello, ma è data dalla posizione geopolitica invidiabile, a eguale distanza tra Gibilterra e Beirut, e a un tiro di schioppo dalla Sicilia e dall’Africa. Un epicentro mediterraneo, dunque, culla di civiltà neolitiche pacifiche e religiose; porto di approdo per i naufraghi, come successe a Paolo l’apostolo ed ai suoi accompagnatori; centro di irradiazione cristiana, come al tempo dei Cavalieri dell’Ordine di San Giovanni; ponte tra mondo arabo nordafricano e Occidente, come negli anni Settanta nella crisi libica; centro di pace universale, come in occasione dell’incontro del 1989 tra Bush e Gorbaciov, che segnò la fine definitiva della guerra fredda. Niente male per un Paese di poche decine di chilometri quadrati, con poche centinaia di migliaia di abitanti.

La sua gente è discreta, diresti timida e coltivata, così diversa dai vicini siciliani o tunisini: un taxista mi ha scorrazzato tra vecchie pietre e cale azzurre con una gentilezza signorile che sono sicuro avrebbe avuto identica nei confronti di un povero o del presidente della repubblica. Stupisce poi la profonda religiosità che anima questo popolo, che affolla le chiese anche nei giorni feriali e che annovera due santuari mariani meta di incessanti pellegrinaggi. Se solo si prova a mettere in dubbio lo sbarco di San Paolo nell’isola, come testimoniano esplicitamente gli Atti degli apostoli, ma su cui alcuni studiosi esprimono delle perplessità, ci si rende immediatamente conto dalle reazioni che quell’avvenimento fondatore della loro fede è vero perché per duemila anni questa gente ha conservato il suo credo nonostante le tante dominazioni.

E poi la lingua, così originale nella sua radice semitica (anche se viene scritta in caratteri latini), ma contaminata da innumerevoli vocaboli moderni sia italiani che inglesi. Nell’incomprensibile fraseggio arabeggiante si colgono parole familiari (computer, polizia, comunicazione…), e ci si diverte a cercare di dare un senso alla frase. Ma non ce n’è nemmeno bisogno: in qualche modo ci si fa capire qui a Malta, perché gli abitanti parlano quasi tutti tre lingue: maltese, inglese e italiano.

L’isola di Valletta e quella di Gozo, le maggiori tra quelle che costituiscono lo Stato di Malta, appaiono da qualunque punto le si osservi (dall’alto) come due gradini oblunghi, appaiati l’uno all’altro. Gradini per accedere al Cielo e al mare.

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