lunedì 29 ottobre 2012

Réthimno, verbi per stupirsi



Viaggio a Creta/2 

Una città veneziana, ma non solo; 

cretese, ma non solo; 

ottomana, ma non solo. 

Forse appena un po' universale.








Passeggiare per borghi sconosciuti.
Cogliere i dettagli che svelano.
Osservare con misericordia la miseria.
Osservare con distacco la ricchezza.
Trovare ricorrenze storiche e artistiche.
Ascoltare i rumori della gente e dell’aria.
Sfiorare le pietre per carpirne i segreti.
Annusare fiori, frutta e piante, per respirare.
Baciare la memoria dei vivi e dei morti.
Sollevare la mano raggrinzita del tempo.
Stringere la mano vigorosa dello spazio.
Indovinare l’origine di una musica.
Assaggiare un brano di storia culinaria.
Sbirciare attraverso imposte rabberciate.
Ammirare edifici che cadono in rovina.
Sorbire un ouzo nella frescura.
Contare le luci sulla baia.
Scorrere con lo sguardo il faro veneziano.
Passeggiare e perdersi nelle viuzze.
Salire i gradini della fortezza imponente.
Scendere i gradini della debolezza umana.
Abbandonarsi sui cuscini d’un caffè sul porto.
Disegnare i reticoli delle pietre del molo.
Farsi sfiorare dalle onde sulla sabbia.
Farsi cullare dalla bonaccia sulla sabbia.
Gustare agnello al pomodoro della nonna.
Contrattare il prezzo d’una tovaglia.
Sorbire un succo di pesca al porto veneziano.
Giocare coi monelli nella New Old Town Square.
Cogliere nelle architetture quel che è turco.
Rintracciare le tracce lasciate dei romani.
Sopportare il kitsch del turismo.
Seguire le luci tremolanti nelle scie d’acqua.
Amare Réthimno.
Distaccarsi da Réthimno.

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