Non sappiamo più erigere statue e steli plausibili, perché non si sa più a chi dedicarli.
Leggevo proprio ieri su un articolo de la Repubblica – autore: Gabriele Romagnoli; titolo: “Se questo è un monumento” – che l’Europa non sa più erigere monumenti sensati, cioè motivati da valori condivisi o da personaggi unanimemente apprezzati. Così, per adornare piazze e viali, si ricorre alle più bizzarre forme di monumenti, il più delle volte astratti o di difficile decifrazione – puri estetismi –, dedicati alle cose e ai mestieri più strani, mai alle persone realmente vissute.
Bratislava è una delle città europee che, da sempre, ha dedicato grande spazio all’arte statuaria, tanto che non c’è piazza, viale o lungofiume che non abbia la sua giusta dose di monumenti di bronzo, di marmo o di acciaio. Ogni epoca ha avuto i suoi, ovviamente, talvolta poi distrutti da un cambio di regime, talvolta conservati per il tacito consenso della popolazione. Finito il comunismo più di vent’anni addietro, la città non ha abbandonato la sua tradizione monumentale; ma, una volta esauriti quelli dedicati agli ultimi eroi della resistenza anti-sovietica, ha dovuto “abbassare i toni”, erigendo statue e steli – anche assai attraenti, peraltro – ad attori, registi, musicisti, fotografi. Per finire col convergere su temi ludici o effimeri, come la rappresentazione di animali, auto, barche, candele…
È vero: quali possono essere nella nostra vecchia Europa i valori condivisi e le personalità universalmente riconosciute come imperiture? Divisi sulle radici stesse del continente, perse per strada le grandi figure alla Schumann, alla De Gasperi, all’Adenauer, cosa ci resta? Gorbachov e le sue conferenze da centomila dollari? Mitterrand e i suoi finti attentati? Craxi e i suoi ozi hammamettiani? Schroeder e il suo gas vetero-sovietico? Vien da ridere! Questa gente i suoi monumenti se li è già eretti da viva, in forma contemporanea, cioè nei media ossequienti. Ma tali monumenti, una volta passata la moda e cambiato il vento, si sono distrutti da soli, senza dover aspettare nemmeno di essere abbattuti dalle folle deluse. E nessuno – salvo per burla, come il cenotafio di Craxi realizzato da Cattelan – ha pensato di erigere monumenti bronzei o marmorei a tali personaggi. Perché i mass media sembrano sì esaltare esageratamente i protagonisti del momento, ma nel contempo così facendo li mettono alla berlina, rivelandone i lati più mediocri, grossolani, ridicoli.
Forse solo alcuni personaggi della spiritualità universale meriterebbero oggi di essere innalzati sui piedistalli – Giovanni Paolo II, Madre Teresa, Ramakhrishna, Etai Yamada… – ma qui in Europa la religione è stata bandita dalla vita pubblica, dall’agorà, dalla piazza, che preferisce adornarsi di scherzi estetici che non impegnano nessuno… Peccato! Anche questo è un segno che l’Europa è morta. Viva l’Europa!
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