L'Estonia entra nella zona euro. Una grande novità che aprirà la strada anche a Lituania e Lettonia. Visita a Tallinn (aprile 2010).
Non c’è angolo nel centro della capitale estone che non riservi quei tuffi al cuore – esteticamente parlando – tipici delle città che, malgrado guerre e fenomeni naturali, hanno saputo conservare il loro spirito, la loro naturale predisposizione alla conservazione della memoria storica. Non occorre seguire un itinerario prestabilito, basta lasciarsi guidare, più che dall’istinto, dalle continue bellezze architettoniche e urbanistiche che ci si trova a incrociare con lo sguardo. Lasciarsi guidare dai secoli è un privilegio che non molti luoghi al mondo hanno. Tallinn è tra questi.
A caso, come inevitabilmente accade a Tallinn, vi racconto il mio itinerario che comincia alla Porta Viru, principale accesso nelle mura, che conferisce da subito il tono della visita: torrioni cilindrici con annesse porte ogivali e tetti conici assai spioventi. Il Medioevo è ancora qui. Le torri sono leggermente inclinate verso il paesaggio, tanto che paiono due braccia pronte a stringerti per accoglierti (o per imprigionarti). Mi volto sulla destra, tralasciando la prospettiva della via Viru, forse un po’ troppo commerciale, anche se la dicono ricca di bei palazzi. Osservo le mura nella Müürivahe e i camminamenti lignei che uniscono i vari torrioni cilindrici fra di loro: bancarelle di lavori artigianali di lana, gradevoli e assolutamente artigianali, simili probabilmente a quelli dei secoli che furono. Passo tra le mani questi manufatti che sanno di rusticità, allorché alzo lo sguardo e scorgo un «breve pertugio dentro de la muda», direbbe il poeta. Leggo: Katarina Käik, passaggio Santa Caterina, un budello di muri che hanno tutti i doni tranne quelli della regolarità e della perpendicolarità, mentre il “soffitto” è assicurato da lievi strutture a volta sopraelevate. A destra e a manca s’aprono bottegucce artigianali: mastri vetrai, pittori, gioiellieri, rilegatori…
Seguo le vie Vene e poi Pühavamu che presentano lunghe teorie di schegge medievali che l’urbanistica restaurativa ha voluto lasciare in evidenza sulle facciate delle case: catene di sostegno, resti d’un affresco, sprazzi di muri originali, spruzzi di pittura reiesumata. Poi è una guglia bronzea bicolore – nera e verde, chissà perché – che mi guida, sicura, altera, irraggiungibile. Sant’Olav per secoli detenne il primato mondiale d’altezza – 159 metri, oggi scesi a 124, per via dei ripetuti incendi e dei tanti fulmini attirati –, era il vanto dell’intera Tallinn. Salgo, migliaia di gradini, infiniti gradini, sconnessi e scivolosi, ma così storicamente autentici. Dall’alto Tallinn appare trasfigurata, una distesa di tetti, di laterizi rossi da far arrossire muratori e architetti. Non c’è un gradino uguale all’altro, sembra che i costruttori l’abbiano fatto apposta per ricordare ai mortali che l’ascesa verso il cielo è faticosa, mentre la discesa verso l’inferno è un rischio continuo di cadute a rompicollo. Si gela nel lungo budello che percorre come una vena giugulare l’immensa torre campanaria. Nella ascesa e nella discesa dell’umana sorte, spesso, anche il gelo la fa ad padrone. Scendo, rischiando a più riprese il fatale capitombolo. M’aspettano tre sorelle, tre meravigliose sorelle, tre case contigue di mercanti del 1362, elegantissime nei loro timpani slanciati: persino la regina Elisabetta d’Inghilterra subì il loro fascino discreto. Non faccio a tempo ad ammirarle che una navicella di rame e ottone cattura la mia attenzione: è la torre della grassa Margherita – nome che voleva evocare lo spessore delle mura della città –, il Museo marittimo estone. M’incanto a fotografare queste pietre rozze e spezzate alla meno peggio, che trasmettono sentimenti di sicurezza, chissà perché.
La via Pikk è un incanto, un lungo itinerario nei secoli che furono, con giustezza eleganza charme. Sì, charme. Senza quasi accorgermene, mi ritrovo così nel cuor della città, quella Raekoja Plats, la piazza del Comune, che forse è il luogo più conosciuto di Tallinn. Vi arrivo dando uno sguardo a due veri gioielli architettonici, tra i più antichi edifici della città: a destra il palazzo della Gilda grande, 1417, proprietà dell’allora Confindustria estone, dei ricchi (o forse della Confcommercio?); a sinistra, invece, ecco la chiesa dello Spirito Santo, del XIII secolo, adornata da un meraviglioso orologio, il più antico della città, del 1684. La chiesa è nota anche perché, in seguito alla Riforma, dal suo pulpito nel 1535 venne pronunciato il primo sermone in estone.
Il municipio è superbo, non c’è che dire. Risale al 1404, ha un tetto spiovente e un’alta guglia che, pur essendo rinascimentale, pare originale, cioè medievale. Non ci si stanca d’osservarlo, di ammirarne il portico a volte ogivali, i possenti muri e le finestre, in fondo piccole. E poi che dire dei doccioni a testa di drago – verdi e rossi, paiono bestiole inventate da Walt Disney (o piuttosto il grande disegnatore se ne è ispirato) –, che paiono la massima espressione della maliziosa mania dei dettagli umani o animali che adornano tanti edifici medievali di Tallinn?
Ma dietro alla mole del municipio non riesce a nascondersi un’ennesima guglia, che tuttavia appare così “forte” nelle sue forme che non posso ignorarla. È forse il simbolo del Medioevo di Tallinn, più volte distrutta e più volte ricostruita per la volontà del popolo tutto. È la chiesa Niguliste, che ospita oggi al suo interno il maggior museo medievale dell’intera città, con capolavori irraggiungibili, come la Pala d’altare di San Nicola, opera di Herman Rode di Lubecca o, ancora più “devastante” il “piccolo resto” della Danza macabra di Bernt Notke, sette metri sui trenta circa che contava l’originale. E poi fregi e statue lignee e statue di pietra, in un’architettura essenziale, senza fronzoli ma di un’eleganza assoluta, che non lascia spazi ad alcun dubbio: Tallinn è la capitale che più ha conservato le sue origini medievali qui nei Paesi nordici europei. E di questo deve e può andare fiera.
1 commento:
Intervento preciso e molto interessante! Teil on väga huvitav blogi!
Saluti da un'Estone che vive in Italia
Posta un commento