lunedì 27 settembre 2010

Chiara Luce Badano beata


Intervista al sottoscritto pubblicata su "La Provincia" di Como, Lecco, Sondrio e Varese, a firma Alberto Galimberti, a proposito del libro "Io ho tutto. I 18 anni di Chiara Luce", che sabato 25 è stata proclamata beata.

Chiara Badano aveva 18 anni, il cuore traboccante d’amore per Gesù e un tumore alle ossa che le stroncò la vita il 7 ottobre 1990. A 20 anni di distanza la sua testimonianza suscita ancora conversioni e riempie di senso la speranza e la fede in Dio. Domani, 25 settembre, sarà la prima persona appartenente al movimento dei «Focolari» a essere proclamata beata. Michele Zanzucchi, direttore di Città Nuova e autore del libro su Chiara Badano "Io ho tutto" ci aiuta a delineare il normale eroismo di questa ragazza.

Chi era Chiara Badano?
Chiara era una ragazza di 18 anni con un male (sarcoma osteogenico con metastasi) che oggi si potrebbe curare mentre negli anni ’80-’90 non prevedeva alcun rimedio. Nata a Sassello, trascorse un’infanzia spumeggiante e felice. Coltivò sin da piccola la propria fede grazie all’educazione ricevuta in casa e alla frequentazione della parrocchia. Un rapporto irrobustito e arricchito dall’incontro a 9 anni con il movimento dei Focolari. Una ragazza estroversa e sensibile come raccontano gli episodi d’infanzia quando decise di destinare ai bambini poveri i suoi giocattoli nuovi (e non come verrebbe normale quelli vecchi o rovinati) e quando ospitò una compagna di scuola da poco orfana, avvisando la mamma di aggiungere un posto alla mensa perché «oggi sarebbe venuto a trovarci Gesù». Esperienze, se vogliamo piccole ma paradigmatiche di un rapportarsi con gli altri
in modo semplice e nella verità.

Un’adolescenza serena, una giovinezza pronta a dischiudersi. E poi l’irruzione della malattia... L’adolescenza di Chiara era un’emozionante ricerca di vere amicizie e voglia di futuro. Il liceo classico, la passione per lo sport e la natura. Poi, celato in un acuto dolore alla spalla sopraggiunto
durante una partita di tennis, il tumore alle ossa e la vita che si stravolge in un istante. Quando scrissi la biografia di Chiara, rimarcai questo elemento. Chiara una volta informata della gravità
della propria malattia, rientrò in casa ed evitando gli sguardi dei genitori, si rifugiò in camera. Trascorsero 25 minuti e Chiara disse alla mamma: «Se lo vuoi tu Gesù, lo voglio anch’io». In un grappolo di tempo, 25 minuti, Chiara comprese il significato della sua esistenza e decise di instradarsi verso la propria santità. Quando Chiara Lubich lesse il libro mi confidò che dissentiva da quella mia opinione. Mi disse infatti: «Chiara Badano iniziò a essere santa nel momento stesso in cui cominciò a vivere». Credo che avesse ragione Chiara Lubich.
Quanto fu importante per Chiara l’incontro con i Focolari e l’intensa corrispondenza con Chiara Lubich?
L’importanza è radicale e lo affermano gli scritti di Chiara Luce stessa nei quali si scorge più volte la volontà di scegliere quel Gesù abbandonato che era il "segreto" di Chiara Lubich, come lo sposo
della sua vita (lascerà precise indicazioni di essere sepolta con il vestito bianco perché da sposa voleva prepararsi all’incontro con il suo Sposo). Il Movimento dei Focolari ha sicuramente infuso
in lei quel senso profondo della vita spirituale e comunitaria che le ha permesso di affrontare la malattia e la morte nella pace e nella serenità, arrivando addirittura a rinunciare alla morfina per
non perdere la lucidità di continuare a pregare Gesù e restare in contatto con Lui.

Qual è il portato spirituale di "Luce", come la chiamò poi Chiara Lubich? Il suo merito è di aver incarnato una santità popolare, vicina all’uomo, un modello imitabile. La santità che viene mostrata come una via normale di vita, ma che irradia. Ecco la straordinarietà di "Luce". Non solo frutto di una scelta personale. Ma un cammino accompagnata dalla condivisione con la comunione dei suoi genitori, delle sue amiche del movimento.

5 commenti:

Fausto Leali ha detto...

Grazie Michele, anch'io ne ho scritto sul mio blog.
Une luce davvero per tutti, come ci ha detto ieri il papa.
Un abbraccio

Francorre ha detto...

Una splendida 2giorni, di enorme intensità. Una proposta di santità possibile, la valorizzazione del Santo in Mezzo, che si fà Beato.

Anonimo ha detto...

Grazie Michele, sono stata a Roma per la beatificazione di Chiaretta e ho letto il tuo splendido libro, che mi è piaciuto moltissimo e che considero un dono stupendo (anche se, non offenderti, nelle prime pagine proprio non capivo perchè ci dovessi raccontare quali specie di funghi nascono a Sassello!! :D).
Davvero Chiara è luce e esempio per ognuno di noi, e spinge ognuno a vivere intensamente ogni giorno, a offrire tutto, a prendere in mano la vita e spenderla al meglio per servire Gesù nei fratelli.
Far conoscere Chiaretta e la sua vita è un grande dono per tutti, e il tuo libro, come anche gli altri che sn stati scritti su di lei, ha una missione preziosa.
In tutta questa luce, questo desiderio di santità che si respira quando si parla di Chiaretta, questa unità tra tutti nell'aspirazione di diventare santi insieme, c'è solo una cosa che stona e che non capisco: la volontà di appropriarsi di Chiaretta. Mi spiego meglio: ogni gruppo (focolarini, chiesa locale, nuove associazioni, ...)sembra voglia pretendere di dire "Chiara è mia" ed è santa perchè fa parte del mio gruppo. Non basta dire che Chiara è una cristiana vera che ha scoperto l'amore di Dio, attraverso lo strumento dei Focolarini, della sua chiesa e della sua famiglia, senza tante lotte interne? per lotte interne il fatto che sembra che tra i focolarini e la vicepostulatrice non corra buon sangue, ci si dà degli isterici, eccetera e sinceramente mi sembra assurdo.
Non voglio essere polemica, ma semplicemente non capisco perchè si generi divisione quando a maggior ragione dovrebbe esserci unità.
Grazie per l'attenzione e una preghiera!

Anonimo ha detto...

Chiara è speciale. Nel corso dei suoi poco meno che diciannove anni, non è stata notata per eventi prodigiosi o strabilianti carismi com'è avvenuto, per esempio, nel caso di Anna Emmerick; non ha preso i voti, non ha avuto nel suo corpo i segni visibili della passione di Cristo, come San Francesco o Padre Pio o la stessa Emmerick e, per quanto ci è dato di sapere, non pare abbia avuto nella sua vita le visioni di una Santa Teresa d’Avila, di una Santa Brigida o di una Santa Faustina Kowalska. Nemmeno le sono state rivelate, dall’aldilà, particolari forme di devozione da diffondere tra i credenti o altre forme di rivelazione privata e non ha vissuto nello stato di indigenza di una Bernadette. Eppure Chiara, spoglia di tutto questo, non è meno speciale dei santi chi l'hanno preceduta, perché è stata 'luce' per chiunque l'abbia conosciuta e perché non ha gettato al vento nulla di ciò che Dio le aveva donato; perché chi è capace di avvicinare a Dio è veramente speciale e lei lo ha fatto e continua a farlo nel suo modo, semplice e puro, con l’esempio della sua vita e con il suo radioso sorriso. E' speciale, chi percorre una via che si manifesta agli altri come dono tra i più cari e preziosi perché capace di rendere meno terrificanti le più grandi delle paure. Ed è proprio speciale chi è capace di rendere desiderabile la santità, ed è anche capace, con il suo solo ‘essere’, di 'chiamare', predicare e consolare. Occorre altro per indicare la bontà di un cammino e la santità di una creatura?

Blues

Anonimo ha detto...

Ho appena letto la storia di Chiara,devo dire che il nome,Luce,le é più che appropriato.
Chiara mi ha insegnato a desiderare la santità,che ho chiesto allo Spirito Santo.Se si é deciso di intraprendere un cammino di fede e non lo si conclude con l'essere santi,ci si può considerare dei falliti sul piano spirituale.