venerdì 18 febbraio 2011

Haifa, il golfo della tolleranza


Viaggio in Terra Santa/5
Il porto, il Monte Carmelo, la convivenza possibile.

Una sposa in bianco con strascico e il suo sposo tutto candido, pure lui. Sono loro che mi accolgono ai piedi dei maestosi giardini della sede centrale dei baha’i, che hanno visto la loro nascita in Iran nella seconda metà del XIX secolo, dall’opera di Baha’h’ulla (qui sepolto) che si diceva ispirato dal maestro Bab. La perfezione realizzata da architetti e giardinieri trova il suo compimento nella bellezza degli sposi, nell’amore che li lega, che traspare dai loro volti raggianti. La religione è proprio amore che irraggia. Null’altro, in fondo. Che poi il giudizio sulla religione baha’i sia sospeso, nel senso che il sincretismo di cui si fa propugnatore – le loro scritture sono debitrici alla Torah, al Vangelo, al Corano – lascia qualche perplessità, la bellezza della natura modellata alla bellezza, più che i santuari e i templi simil-greci che ospitano questo centro propulsore della religione, colpisce, mostra qualche brano della infinita fantasia di Dio. Salgo gradini di marmo bianco di Carrara, scorgo prospettive perfette di scalinate che portano verso il Cielo e verso la Terra.

Non si vedono soldati né polizia per le vie di Haifa. Soprattutto, non c’è la cappa di sofferenza e di sospetto che aleggia su Gerusalemme. La città, lo sappiamo, è quella in territorio israeliano dove la convivenza delle tre religioni di Libro è meno difficile, non ci sono quartieri-ghetto, ma la convivenza è qualcosa di normale. Anche i negozi si alternano, i ristorantini di cibo kebab o kosher o occidentale… È particolarmente incoraggianti vedere sciamare bambini delle tre religioni all’uscita da scuola. Non è un caso che ad Haifa, durante la recente crisi di Gaza, si sia svolta la sola riunione che ha unito cristiani, ebrei e musulmani per pregare per la pace. Non è un caso.

Il cielo azzurro e il mare blu proteggono come i due palmi di una mano a conchiglia il candido abitato di Haifa. Vista dal Monte Carmelo, vista dall’alto. Sì, perché Haifa è luogo di benedizione, di quella amicizia divina che contagia gli uomini se gli uomini si lasciano contagiare. Dall’alto Haifa è spettacolo di eccezione, ma anche dal basso è spettacolo di ardire e di creazione. Non per niente il monoteismo è nato su queste alture, Eliah qui ha intuito la unicità del Dio, la sua infinita e misericordiosa bellezza e potenza. La grotta di Eliah, chissà se è quella giusta. Ce ne sono centinaia sul Monte Carmelo, chissà se questa è quella giusta. Ma poco importa. Importa che qui il Signore si sia manifestato nelle parole e nell’azione di Eliah per testimoniare al mondo la sua unicità.

Pranzo sulle alture del Monte Carmelo, su una terrazza con una vista mozzafiato sul Golfo di Haifa, lassù fino al Libano, paesaggio di pace ma senza pace. Nel porto una nave greca è pronta a salpare verso Cipro, Limassol. Il sole rende la giornata come una primizia d’estate, o una primavera matura.

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