martedì 15 febbraio 2011

Il vuoto di Gerusalemme


Viaggio in Terra Santa/2. Passeggiando per la città santa, visitando il Santo Sepolcro, scoprendo la "mia" città.

Passeggiata all’alba verso il Santo Sepolcro. Il vuoto, i passi risuonano sui gradini del selciato di pietra nelle gallerie commerciali dai negozietti ancora chiusi dalle imposte di ferro scrostate. Degna propedeutica al Calvario. Il folclore dei vestimenta, i gesti che paiono dettati dalla superstizione più che dalla fede, la frenesia del dolore che vuol toccare il luogo stesso del dolore.
Emptiness, le vide, kenosis, vacuum. Si vuol toccare il dolore e si trova solo un buco, quello della croce. Anzi, non ce n’è nemmeno uno solo, ce ne sono tanti dove la lignea sospensione del Cristo può essere infilata. Il vuoto.
E nemmeno il silenzio è fedele all’appuntamento atteso. Nel caos musicale, linguistico ed egoistico che s’accalca al Santo Sepolcro. Solo l’interiorizzazione del dolore crea il silenzio nella persona, perché il Grido possa ancora farsi udire.

Quando ci si perde nelle viuzze della città vecchia di Gerusalemme, scatta un meccanismo virtuoso: non si cerca subito di capire dove si è finiti, ma si gode degli scorci che capitano sotto gli occhi, fino a quando ci si ritrova orientati. Naturalmente. Così la città diventa in modo impercettibile ma inesorabile la “tua” città. Tutti siamo cittadini della città santa per eccellenza.
A Gerusalemme i piedi fanno male. Quasi sempre, quasi senza soluzione di continuità. Non solo per il duro selciato delle pietre mai regolari, ma anche e soprattutto perché a Gerusalemme non ci si ferma mai. Ogni angolo chiede che un altro angolo venga raggiunto, ogni luogo di interesse non diventa mai fine a sé stesso, ma abbisogna di essere inserito nel contesto. Che va inesorabilmente conosciuto. A piedi, ovviamente.

1 commento:

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