mercoledì 27 luglio 2011

El Fuerte, che non era un forte


Viaggio in Bolivia/4 La nuova dizione di "Repubblica democratica di Bolivia" è "Stato plurinazionale di Bolivia". Un modo per dire che le civiltà in queste terre si sono succedute e accavallate nei secoli.

È un luogo che ha del fantastico. L’Unesco se n’è accorta e ha protetto il sito, inserendolo nella lista “patrimonio dell’umanità”. El Fuerte di Samaipata è issato a duemila metri di altezza, con una deviazione di otto chilometri per una strada fangosa sulla vecchia via tra Santa Cruz e Cochabamba. El Fuerte non è un forte, ma un’immensa pietra scolpita, in epoche antichissime: il sito fu abitato sin dal 2000 aC da varie civiltà, ultima delle quali fu quella inca, prima che arrivassero gli spagnoli.

Il vento soffia impetuoso, e sembra che voglia sradicare i pochi alberi che ancora resistono su questa collina un po’ isolata in mezzo alle altre montagne. Bisogna piegarsi per riuscire a salire il sentiero, peraltro ben tracciato, che in un quarto d’ora porta a una serie di belvedere di legno approntati per evitare che la gente rovinasse quel capolavoro dell’arte culturale e governativa delle tante popolazioni e dei tanti regimi che si sono susseguiti su questa pietra. Mi fermo ad osservare dall’altro le iscrizioni incise sulla pietra, insolite, difficilmente comprensibili, salvo nelle sue rappresentazioni di forme animali e nei più o meno identificabili luoghi di sacrificio e di preghiera. Studio anche l’orientamento, sempre stupefacente tra queste popolazioni andine, che avevano un vero culto per la Natura e per le sue forze, ma forti di una straordinaria religiosità: varie figure hanno scatenato le ipotesi degli archeologi sulla effettiva destinazione e sul significato di questi intagli nella pietra.

Attorno alla “pietra” gli archeologi hanno individuato in questi ultimi anni niente meno che 500 abitazioni, locali, uffici e templi, a testimonianza di un centro culturale, militare e amministrativo di non poco conto. Restano i muri sopra i quali con tutta probabilità si erigevano le costruzioni in legno dai tetti di paglia. Testimonianze straordinarie di una serie di civiltà che si sono sovrapposte ma non elise reciprocamente. I discendenti delle civiltà quechua, inca, aymara e dei conquistadores sono ormai “interculturali” in questa Bolivia così bella e sorprendente.

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