mercoledì 30 settembre 2009

La Cina a 60 anni dalla rivoluzione

L'anniversario della fondazione della Repubblica popolare cinese viene accompagnata dalle notizie sul "nuovo colonialismo" cinese in Africa (vuol comprare l'intero petrolio nigeriano) e in Asia centrale (comprata la più grande miniera di rame in Afghanistan). Ma per capire il perché d'una rivoluzione bisogna andare indietro nel tempo. Visita al "Tempio del Cielo" (nel 2006).

Da tempo è chiuso per restauro, una delle maggiori meraviglie della città imperiale di Beijing, il Tempio del Cielo. La sua forma a cono rovesciato con tre progressive aureole è noto in ogni parte del mondo, essendo diventata una di quelle designer conception che attraversano il mondo globalizzato. È chiuso per la delicata manutenzione dei suoi legni e delle sue lacche, ma anche solo dall’esterno bisogna vederlo, ammirarne le perfette dimensioni e i colori forti e delicati nel contempo.


La sorpresa non è tanto il tempio, quanto tutto quello che vi sta attorno, la gente. Attorno v’è un parco straordinario, non tanto per via delle specie vegetali e della sua architettura, quanto per la fauna umana che lo popola. Migliaia di persone. Portici e piazzole sono animati da gente che canta, che balla, che gioca, che fa ginnastica al ritmo delle musiche più diverse, dal rock ai ritmi più ancestrali. Gente anziana, soprattutto, che dimostra quanto la vecchiaia non debba essere vissuta come una condanna, come un’uscita ingloriosa dalla vita pubblica, ma al contrario come una possibilità, finalmente liberata, di vivere nella serenità e nella calma i propri giorni, dando azio alla propria creatività e ai propri sentimenti più profondi.

La gentilezza della gente è squisita; c’è chi mi invita a giocare ad una sorta di pallacorda ravvicinata con una necessaria armonizzazione dei movimenti dei due partner; c’è chi mi allunga un libro di canti popolari per unirmi al coro; c’è chi semplicemente si mette in posa quando vede la mia macchina fotografica… C’è il pechinese urbano e c’è il contadino. Come tutte le grandi metropoli, anche Pechino è una città composita, fatta di etnie diversissime tra loro, che vanno dai coreani immigrati alla gente dell’ovest, musulmani che vivono a contatto col Pakistan, mongoli, cantonesi… Spesso si nota l’ignoranza dei cosiddetti “contadini”, che mirano solo all’ottenimento del proprio scopo, dimenticando completamente forme e politesse.

Il Tempo del Cielo mi accoglie da lontano maestoso e nel contempo slanciato in uno straordinario equilibrio architettonico, protetto da alte muraglie rosse che paiono non solo difesa dall’esterno, ma soprattutto protezione per impedire che i Cieli si disperdano sulla Terra. L’immagine deve lavorare non poco, trovando nella rappresentazione il senso della presenza reale. La gente attorno a questo tempio sembra acquisire una serenità e una pace che non sono quelle di una metropoli dove si lavora freneticamente, e dove la straordinaria cultura familiare cinese sembra lasciare il posto alle creature dell’individualismo comunista.

Certo, qui i giovani latitano, se non per qualche impiegato o operai che lavora qui. Ma qui si può vedere e ammirare, forse più che in una università, la millenaria cultura di un popolo, dai movimenti delle vecchiette dall’insospettabile agilità, dalla voce di un maturo cinquantenne che intona nenie improbabili (per me), dall’anziano che traccia per terra antichissimi ideogrammi come se stesse creando l’universo nominandolo, dal bambino che s’avvicina ad un fiore come se scoprisse un pianeta… Sì, possiamo criticare la ventata consumista che, dopo quella comunista, non risparmia nulla e nessuno al suo passaggio; ma nel contempo non possiamo non ammirare questa cultura e la sua disciplina sperando che non muoia.

3 commenti:

Anonimo ha detto...

Perche non:)

Anonimo ha detto...

molto intiresno, grazie

Anonimo ha detto...

una descrizione in cui mi ritrovo moltissimo.
Sono stata a Beijing a trovare mio papà, italiano in trasferta e gironzolando per la città mi ha colpita la
coesistenza tra il vecchio ed il nuovo.
Davanti a casa nostra c’è un grande grattacielo in costruzione, un nuovo centro commerciale e l’apertura di uffici di aziende estere, nuove strade,
ristoranti internazionali..
Sembrerebbe una città protesa solo nel futuro, poi la mattina passeggio e vedo nel parco le persone che fanno esercizi di una ginnastica
che non conosco ma che mi colpisce perché è armonica e coreografica.

Girando in bicicletta insieme a migliaia di altre persone vedo agli incroci delle grandi strade delle persone che di mestiere aiutano ad attraversare,
integrano con segnali umani i colori dei semafori.
Vado al mercato e contratto per la frutta, ammiro l’artigiano che sotto casa dipinge le teiere di figure azzurre.

Mi sembra che questo duplice aspetto della Cina in transizione, sia una ricchezza ed anche la sua bellezza.
Alessandra