Ettore Mo dà alle stampe un altro suo libro, un viaggio insolito: nell'ordinario dolore che si incontra nelle periferie del mondo.
E' forse l'ultimo grande reporter italiano ancora vivo. Dopo la partenza di Terzani e Montanelli, solo le sue inchieste hanno quella altezza e quella forza dell'evidenza che sono proprie dei grandi giornalisti . In un momento assai critico per l'informazione, in cui le regole deontologiche non scritte che avevano retto la professione per decenni sono saltate per aria, e il gossip sembra essere diventato l'unica norma ancora da osservare, ecco che Mo ci riporta alla missione prima del giornalista: descrivere il vero, almeno quello che si ritiene sia il vero, al di là delle opinioni che pur vanno date, ma ben distinte dai fatti. E il vero, guarda caso, lo si ritrova quasi sempre nel dolore, in quello universale e in quello delle grandi tragedie della storia. Ma soprattutto nel dolore quotidiano della povera gente. Ettore Mo, grande reporter di guerra, rotto ad ogni paura e ad ogni rischio, sopravvissuto dell'informazione, cronista della Storia, ci ricorda questa semplice verità con le sue pagine essenziali, senza orpelli, senza troppi aggettivi. Una lezione di grande giornalismo raccontando piccole storie.
Ettore Mo, "Lontani da qui. Storie di ordinario dolore dalla periferia del mondo", Rizzoli 2009, euro 17,00
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