«A un bracconiere prima o poi un inciampo arriva, gli tocca un processo, a lui no. L'alpinismo gli era servito a migliorare le sue vie di fuga. Saliva per disperdere le tracce, un alpinismo opposto a quello degli scalatori che lasciano segnali di passaggio, pietre ammucchiate a segnavia, chiodi in parete, in cima le croci. Non capiva le croci: senza il crocifisso erano una firma di un analfabeta, in fondo a un atto della geografia. Sulla punta Miara del gruppo del Sella c'è invece appeso un Cristo in legno di tre metri. Esposto alle materie, ferma a braccia aperte, come una diga, il tempo, che non precipti a valle tutt'insieme».
70 paginette, la storia del vecchio, imbattibile bracconiere e del vecchio re dei camosci, irraggiungibile. La metafora della vecchiaia, sulle ali di una farfalla. Le pagine di un napoletano appassionato di montagna, e delle montagne dell'anima. Un consiglio di lettura.
(Erri De Luca, "Il peso della farfalla", Feltrinelli)
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