lunedì 22 febbraio 2010

Meknès, dove il minareto è crollato


Crolla il minareto della moschea Lalla Khenata in una delle quattro cittòà imperiali del Marocco. Decine di morti, caos e distruzione. Una breve visita nell'estate del 2004.

Dopo la costa ci avviamo verso l’interno, dove il sole impietoso non è più temperato dalle brezze marine. Con una certa sorpresa, però, la regione appare più verde di quanto non si possa immaginare, per via di un’agricoltura assai sviluppata e di piogge invernali assai consistenti per la regione. E poi ci sono i fiumi che scendono dall’Atlas... Si attraversa persino una vastissima foresta, 850 mila ettari di alberi da sughero e di eucalipti. Vi si raccolgono pure ottimi tartufi, che costano solo un centesimo dei loro confratelli d’Alba o d’Umbria. Poi viene il turno di spesse siepi di fichi d’India, addirittura veri e propri muri alti quattro o cinque metri, e di olivi. Il resto è desolazione. Solo, qua e là, spuntano uno dei tre altri alberi sacri dell’Islam, oltre all’olivo: la palma, il melograno e il fico.

A Meknes qualche gioiello lo strappiamo alla calura sempre impietosa. La piazza el-Hedim e la porta Bab el-Mansour, ingresso monumentale alla medina vecchia e alla kasbah, un raccordo di spazio vuoto, dopo l’affastellamento dei corpi e delle cose di quei quartieri incredibilmente stipati. Lo spazio aperto, anche all’Islam è essenziale, anche se talvolta parrebbe il contrario... La bellissima Bab el-Mansour, la porta del rinnegato vittorioso, è un arco trionfale costruito... da un architetto cristiano!

Impressionanti sono gli spazi coperti a volta della Dar el-Ma, la casa dell’acqua, in cui in quindici diversi locali veniva pescato l’elemento più prezioso al mondo dalle vene sotterranee, grazie a ingegnosi argani assai ben progettati. Qui il buio e la frescura dominano, interrotti solo da piccole feritoie che quasi in ogni locale si aprono sulle volte, lasciando filtrare lame di luce di bellezza misteriosa.

E poi le attigue scuderie, le Heri es-Souani, i cui soffitti sono crollati nei terremoti che hanno colpito queste terre il secolo scorso. Spazi preda del verde parassita e della prospettiva, che permettono di scattare foto da brivido.

Per il rotto della cuffia riusciamo poi a visitare quello che viene considerato il luogo più sacro della città imperiale, e cioè il mausoleo di Moulay Ismail, del XVII secolo, nel quale è sepolto l’autore delle meraviglie testé descritte, in un palazzo cesellato come un gioiello, bello e pulito, fresco e gioioso.

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