giovedì 18 febbraio 2010

Patagonia asfaltata


Altri 127 chilometri di strada nazionale 40 ricoperte di bitume nella regione più a sud dell'Argentina, attorno a El Calafate, cebntro turistico alle prote del grande parco nazionale de Los Glaciares. Nel prossimo numero di "Città Nuova" reportage sulla Patagonia. In questo blog, invece, qualche nota sulla città di El Calafate stessa (Capodanno 2009).

Vento ovunque e comunque, difficile persino restare in piedi. I piloti sono provetti e conducono l’MD-83, vecchio e decrepito ma sempre forte, al di là delle perturbazioni meteorologiche. L’unica compagnia gradevole nella discesa a picco (qui in Argentina i piloti scendono in 15 minuti, contro i 25 dell’Italia) è la striscia sempre più evidente del celestissimo Lago Argentino. Per uno strano riflesso del sole che non mi spiego, oltre che per l’effetto dei venti impetuosi che spirano, pare un’enorme bandiera argentina, con l’azzurro solcato al centro da una bianca striscia di onde e vento. L’aeroporto è nel deserto.

El Calafate, cioè il nulla creato per turisti e andinisti che vogliono salire sui grandi ghiacciai del Perito Moreno, dell’Upsala, dello Spegazzini o di uno delle altre decine di lingue di ghiaccio minori. Nel deserto quasi imbarazzante della pampa patagonica più brulla – qui è così lontana l’incantevole bellezza della Terra del fuoco – portano alla straordinaria bellezza di immensi ghiacciai che non vogliono sapere di starsene fermi e tantomeno di regredire – pazzo mondo quello della meteorologia! –, ma se la godono un mondo a tuffarsi nei due laghi con boati assordanti e improvvisi. Uno degli spettacoli più affascinanti al mondo, dicono.

Ebbene, El Calafate non è nulla di tutto ciò. O meglio, approfitta di tutto ciò per far soldi che finiscono in gran parte nelle tasche della famiglia Kirschner, guarda caso la coppia più famosa e chiacchierata d’Argentina, l’ex-presidente e la presidenta, che vengono da queste parti, precisamente da Santa Cruz, che hanno saputo conquistare Buenos Aires e che hanno trasferito la loro residenza proprio a El Calafate. Insomma, della cittadina si può dire solo che è francamente brutta, brulla, kitsch, inutile, degradante, consumistica. Ha persino un casinò, famoso perché spilla con arte gruzzoli di soldi alla povera gente, ai turisti meno benestanti. E poi più banche che scuole, più drug store che panaderia. Ma ha i grandi ghiacciai e le vaste estencia e i cerro che paiono solo sassi. E questo basta a giustificarne l’esistenza.

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