Padova. Il reportage è un viaggio, il resoconto di un viaggio che in alcun modo deve diventare scusa per fare la morale al lettore. Non può nemmeno scivolare in una triste enumerazione di paragoni col conosciuto. Talvolta si soccombe alla tentazione di sostituirsi agli storici, talaltra ai geografi, ma queste sono solo piccole cadute di stile. Perché il reportage è semplicemente il resoconto di uno spirito che incontra il diverso da sé, senza cacofonie o scorciatoie.
Chengdu. Più che in altri momenti della mia vita, alla vigilia del mezzo secolo, mi trovo a trascorrere un capodanno lontano da casa, lontanissimo, nello Xinijang cinese, che poca gente al mondo in realtà conosce. Provo una certa nostalgia di casa, io che nomade lo sono di natura. Stanzialità tardiva. Strano, forse invecchio. O forse questo sentimento è un invito a cercare di stabilizzarmi, a viaggiare di più nel mio cuore. Con serenità, con calma.
Praga. I voli low cost stanno democratizzando il turismo, offrendo a viaggiatori prima insospettabili mète sconosciute e conosciute. Cresce la confusione, forse anche la villania e la rozzezza dei costumi della gente; ma nel contempo non si può condannare un fenomeno che apre l’umanità alle bellezze del pianeta.
Budapest. Credendo di non soccombere alle intemperie di una vita piena di angosce, si ritirò a viaggiare, in modo da fuggire al nodo scorsoio che gli avvolgeva il collo.
Nanchino. Salire verso l’azzurro, forando la cortina di nubi, non è solo un volo in aereo ma l’esperienza del superamento dell’umana contingenza, sperando che la novità sempre nuova della ricerca di senso della vita porti all’approdo.
Milano. L’omologazione, diretta conseguenza della globalizzazione, appare nell’abbigliamento, nei gadget, nelle automobil e nei ristoranti. Questo ristorante spagnolo potrebbe essere siciliano o greco o turkmeno, se non fosse per le note della musica. Gli inservienti sono colombiana lei, argentino lui.
Chengdu. Più che in altri momenti della mia vita, alla vigilia del mezzo secolo, mi trovo a trascorrere un capodanno lontano da casa, lontanissimo, nello Xinijang cinese, che poca gente al mondo in realtà conosce. Provo una certa nostalgia di casa, io che nomade lo sono di natura. Stanzialità tardiva. Strano, forse invecchio. O forse questo sentimento è un invito a cercare di stabilizzarmi, a viaggiare di più nel mio cuore. Con serenità, con calma.
Praga. I voli low cost stanno democratizzando il turismo, offrendo a viaggiatori prima insospettabili mète sconosciute e conosciute. Cresce la confusione, forse anche la villania e la rozzezza dei costumi della gente; ma nel contempo non si può condannare un fenomeno che apre l’umanità alle bellezze del pianeta.
Budapest. Credendo di non soccombere alle intemperie di una vita piena di angosce, si ritirò a viaggiare, in modo da fuggire al nodo scorsoio che gli avvolgeva il collo.
Nanchino. Salire verso l’azzurro, forando la cortina di nubi, non è solo un volo in aereo ma l’esperienza del superamento dell’umana contingenza, sperando che la novità sempre nuova della ricerca di senso della vita porti all’approdo.
Milano. L’omologazione, diretta conseguenza della globalizzazione, appare nell’abbigliamento, nei gadget, nelle automobil e nei ristoranti. Questo ristorante spagnolo potrebbe essere siciliano o greco o turkmeno, se non fosse per le note della musica. Gli inservienti sono colombiana lei, argentino lui.
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