giovedì 23 luglio 2009

Diario di viaggio in Finlandia/3

31 maggio 2008. Helsinki, o della luce che non finisce mai. Una città che invita alla serenità.


È una giornata di sole straordinario – pazzesco mi verrebbe da dire, anche se l’aria è fresca –; una giornata che mi accoglie a braccia aperte per una girata nella capitale finlandese . Il sole da queste parti, in quest’epoca dell’anno, albeggia alle 3 del mattino, o anche qualcosa prima, cosicché c’è da abituarsi ad un’oscurità che non supera le 3-4 ore, al massimo. E che si ridurrà, tra un mese appena, a qualche minuto… Il tragitto del bus che mi porta nel centro di Helsinki – si giunge in una autostazione di straordinaria perfezione – è già un tuffo in questa zona del pianeta dove il freddo la fa da padrone per nove mesi all’anno, ma dove i tre rimanenti mesi sono una benedizione del Cielo. La costa frastagliata è ovunque incantevole, la vegetazione risulta d’un verde che non teme confronti con nessun’altra zona del mondo, forse solo con quelle tropicali, la mano dell’uomo è ancora abbastanza delicata, sapendo che su quest’immenso territorio – più grande dell’Italia – abitano “solo” cinque milioni e rotti di uomini e donne, con una densità ridotta, e quindi con un impatto ambientale proporzionato, limitato. La città non è certo antica – qualche muro può essere datato al XV secolo, muro in ogni caso non visibile –, ma ha un sicuro fascino, dovuto con tutta probabilità alla sua luce spettacolare, esposta com’è a sud, ma anche alla sapiente distribuzione degli spazi, delle vie larghe e verdeggianti, alla pulizia d’ogni angolo e alla onnipresenza del mare.

La stazione ferroviaria è liberty, e non è da poco, coi due suoi giganti che reggono le lanterne; meritano più di una foto, meritano un pensiero ammirativo per il loro padre Saarinen. E così il deambulare nonchalant per le vie del centro, in questo sabato assai deserte eppure belle e ariose e pulite, confortevoli. Il vento soffia birbante, fresco come da queste parti sa esserlo, ma porta con sé una giornata da urlo. Finché non si giunge alla quadrata piazza Senaatintori, la piazza del Senato, dominata dall’imponente mole della Tuomiokirkko, la cattedrale luterana, caratterizzata da una scalinata di una sessantina di gradini d’una verticalità pazzesca. Le foto, scattate da poca distanza, paiono immortalare nient’altro che un muro scanalato, scalinato. E sui suoi gradini la gente s’abbronza, si riposa, si bea, legge, pensa. In ogni caso non si deprime, perché quest’oggi, col tempo che fa, essere depressi vuol dire non essere nemmeno umani. Magari qualcuno pure beve, questo sì; ma un goccetto di birra o di vodka nazionale serve anche da queste parti, per raggiungere l’oblio di sé. La luce ha un angolazione tale – studiata? – che rende le scalinate totalmente assolate, senza nemmeno un centimetro d’ombra: da queste parti è un’eccezione.
E poi di nuovo il mare, coi battelli da diporto, le navi da crociera, i traghetti per la Svezia e la Lettonia e anche per la Germania, la cattedrale ortodossa – la Uspenskin tuomiokirkko – issata su una roccia levigata che poi culmina, dopo muraglie di mattoni di dubbia bellezza, nelle cipolle dorate delle sue guglie – una vera bellezza, invece. E sullo sfondo i rompighiaccio possenti e paurosi nella loro gigantesca mole, che però in questi ultimi anni operano pochi giorni all’anno, perché qui non fa poi così freddo d’inverno. «Cambiano anche qui le stagioni», dicono i pescatori al porto. E anche i commercianti e chi s’occupa dei turisti già abbondanti in questa primavera inoltrata. E poi, sul molo di Kauppatori, ecco il mercatino di cui tutti hanno letto meraviglie nelle guide turistiche, dove si comprano souvenir e fiori, dove si scambiano oggetti di poco valore e dove si gustano alla sauvette i pesciolini infarinati e fritti che tanti succhi gastrici diversi sanno stimolare, accompagnati da patatine novelle croccanti, una delizia, mentre i gazebo arancioni proteggono gli avventori dalla voracità ardita dei gabbiani. Gli uccelli creano un concerto a volte ossessionante, e non esistano a rubare pesciolini fritti e salmone scottato alla griglia dalle mani stesse degli avventori che incautamente non consumano le loro prelibatezze sotto le tende colorate d’arancio.
Questo mercatino s’esaurisce verso l’Esplanadi, la via più nota, la più commerciale e affascinante della capitale finlandese. S’esaurisce morendo di passione nella fontana Havis Amanda della Fanciulla del mare, bellezza che è diventata il simbolo della città, come a Bruxelles lo è il mennekenpis. Ma subito dopo, se si è riusciti a sfuggire al fascino della ragazzina bronzea, si soccombe all’invito della terrazza inondata di sole del ristorante forse più antico di Helsinki, il Kappeli, dove una birra piccola – si fa per dire – prepara al rush finale. Cioè la navigazione a vista in quella meraviglia che è l’Esplanadi stessa, curiosamente composta da due strade parallele inframmezzate da un parco dove trovare una panchina disponibile è qualcosa di proibitivo, in una giornata assolata e prefestiva come oggi. Sul viale fanno capolino gli edifici progettati dai migliori architetti finlandesi, banche e saloni di alta moda, librerie straordinariamente ricche e ristoranti da 300 euro a pasto. È la strada del design, quello finnico, quello che tutti invidiano, quello che sa inventare forme originali e armoniche assolutamente improbabili. Forme che apparentemente non hanno nulla a che vedere col passato, ma che in realtà sono diretta filiazione delle tradizioni lapponi, ovvero sami, come si dice da qualche tempo. Le sorprese del design qui in Finlandia le si trovano un po’ ovunque, e lasciano immancabilmente a bocca aperta: che siano le barriere antirumore di un’autostrada, che sia la forma del bicchiere della birra che hai ordinato alla terrazza d’un caffè del porto, che sia il banco della biglietteria del vaporetto, o ancora la ringhiera di una scalinata del parco pubblico…
E la luce continua ad accompagnare ogni gesto, ogni pensiero, ogni sguardo, ogni preghiera. Sì, a Helsinki si arriva a pregare, perché la luce che qui scende non abbia a morire. Mai.

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