venerdì 24 luglio 2009

Diario di viaggio in Finlandia/4

31 maggio 2008. Le isole che proteggono la bellezza, ovvero l'arcipelago di Suommenlinna, che chiude il golfo della capitale Helsinki.

Dal porto passeggeri di Helsinki, Kauppatori, dominato dalla mole rossa della cattedrale ortodossa Uspenskin tuomiokirkko, e dalla più lontana silhouette bianca della cattedrale luterana Tuomiokirkko, salpo a bordo di un vaporetto stracarico di gente verso un piccolo paradiso – così m’è stato annunciato e così lo battezzerò anch’io –, all’imbocco della baia di Helsinki. Un quarto d’ora di battello, tra transatlantici e traghetti del Baltico, enormi gru da porto e piccolissime isole, una delle quali ha lo spazio appena sufficiente per ospitare una casetta rossa di legno (nel mio immaginario, quella dovrebbe essere la mia dimora finnica!). S’arriva al molo dell’isola di Stora Öster Svartö (Pikku Mustasaari, in lingua finnica), una delle isole Suommenlinna, cinque isole fortificate, che molto hanno significato nella storia della Finlandia. Costituiscono assieme – tranne la più piccola, sono tutte collegate da ponti arcuati – una delle più importanti e vaste fortezze marittime del mondo, distesa su 73 ettari di terreno. Oggi vi abita nemmeno un migliaio di abitanti, per la maggior parte dediti al turismo, ma anche al restauro delle navi antiche, alla manutenzione delle costruzioni, al giardinaggio…

La costruzione della fortezza iniziò nel 1748, ad opera del re di Svezia che dominava all’epoca da queste parti, e lo fece fino alla guerra del 1808-1809, anni in cui la Russia zarista divenne a sua volta dominatrice della Finlandia intera. Tutto ciò fino alla agognata indipendenza finnica, che arrivò, come si sa, solo con la Prima guerra mondiale, nel 1918. Poi, fino al 1973, le isole sono restate zona militare chiusa al pubblico, quando gli abitanti di Helsinki si sono finalmente riappropriati della sua bellezza. In realtà le isole erano sei, ma i russi vollero chiudere il canale che separava le due isole più meridionali, quelle di Vargön (Susisaari, in finlandese) e di Gustavssvärd (Kustaanmiekka). Il nome originario della fortezza nel suo complesso è stato per secoli quello svedese, Sveaborg, prima che nel periodo russo diventasse Viapori, trasformandosi poi nel finnico Suommenlinna. Nome che suona bene, è un buon viatico alla visita.

La passeggiata sulle isole – belle da morire! – è un’esperienza storica, bellica e mistica nel contempo. Con un tocco di gioiosa simpatia tutta finnica. Quella stessa che colgo nello sguardo dei due sposini che si fanno fotografare sui bastioni dell’isola di Lilla Öster Svartö (in finlandese, Pikku Mustasaari), pratica in uso da queste parti come a Roma si va al Colosseo o al Foro romano! La robe blanche della sposa brilla sullo sfondo delle mura rosse, blu, verdi, nere e ocra. La stessa gioiosa simpatia che si coglie nell’emozione di alcuni ragazzi con un bizzarro cappellino bianco da marinaretto, che indica come stiano festeggiando coi compagni vestiti di tutto punto, nei ristoranti dell’isola, la raggiunta maturità scolastica. E la sempre gioiosa simpatia dei mille e mille abitanti di Helsinki – quanti bimbi in carrozzella, che bel tasso di natalità deve esserci da queste parti! – che si godono il sole sui prati, sulle rive erbose e su quelle invece rocciose delle isole.

La bellezza del contesto è data anche dalle stesse fortificazioni, decisamente massicce nella loro costruzione, ma che vengono ingentilite dal loro modo di emergere alla luce, sbucando dalla verde e rigogliosa vegetazione per specchiarsi sulle acque blu dei canali calmi che separano le isole, o nel mare aperto che le attornia. Ma le fortificazioni vengono ingentilite anche dall’architettura delle vie interne delle isole Suomenlinna: dalle costruzioni militari di rappresentanza alle chiese dalla lunga e travagliata storia – prima cattoliche, poi ortodosse, quindi luterane –, dalle abitazioni in legno colorato delle diverse guarnigioni che si sono succedute nei secoli su queste terre emerse nel Mar Baltico alle baracche colorate di giallo dei cantieri navali. Tutto è restaurato con dovizia, anche se qualche tocco di abbandono e un briciolo di confusione (per carità, controllatissima!) rende l’ambiente d’una insolita familiarità e gradevolezza.

Le vie delle isole sono lastricate con un acciottolato che distrugge i piedi che non sono calzati con scarpe dalla suola robusta, e ciò porta a porre una grande attenzione alla deambulazione, scoprendo le infinite varietà di vegetazione che affiancano il lastricato. Finché, stremati dal sole caldo e dall’acciottolato, non ci si rifugia in un caffè, uno dei tanti, protetti da un ombrellone verde scuro, come le sedie e i tavoli, per armonizzarsi con la vegetazione verde chiara e col cielo che più azzurro non si può. Servono dolci al papavero e ai lamponi, assieme a birra e tisane, dipende dai gusti. E le cameriere sono biondissime e bellissime, come il latino che è in me non può non sottolineare. E arriva finalmente il momento di seguire mimeticamente le fortificazioni, di penetrare nei suoi sotterranei, di ammirare gli enormi obici che puntavano la loro potenza di fuoco tutt’attorno al mare, mentre la gente imita le lucertole sulle enormi pietre levigate che separano le mura dall’acqua. Tutto pare grande, qui, salvo il “Gate of Finland”, la porta del Paese, una modesta e graziosa finestrella…

Un vaporetto mi riporta infine verso la città. Lo skyline di Helsinki appare mobile, perché, oltre alle cupole delle chiese e ai loro campanili, alle ciminiere delle fabbriche e alle antenne televisive, alle torri ardite di qualche edificio sportivo, bisogna fare i conti anche con la mole e le ciminiere delle navi più imponenti, dei packboat per Tallin, Stoccolma e San Pietroburgo. Uno skyline che è metafora di una città vivace, mobile, mai ferma. Mai doma.


4 commenti:

Anonimo ha detto...

leggere l'intero blog, pretty good

Anonimo ha detto...

quello che stavo cercando, grazie

Anonimo ha detto...

quello che stavo cercando, grazie

Anonimo ha detto...

La ringrazio per intiresnuyu iformatsiyu