martedì 21 luglio 2009

Diario di viaggio in Finlandia/1

Roma-Helsinki-Espoo, 30 maggio 2008

Il mare e i laghi, i boschi e le architetture avveniristiche. La terra finnica ti regala quiete e speranza.

Atterraggio frettoloso L’arrivo con l’aereo in Finlandia è di quelli che non si possono non ricordare. Perché, dopo aver sorvolato le coste delle tre sorelle baltiche – Estonia, Lettonia, Lituania, anzi, nell’ordine contrario –, la discesa verso Helsinki pare un tuffo in un mare che non è mare, ma acqua che ha stretto un trattato di pace con la terra per spartirsi equamente le superfici disponibili, lasciando tuttavia alla follia d’un geografo celeste il compito di distribuire i territori all’uno e all’altra. Cosicché la giustezza delle ripartizioni appare dall’alto un disegno armonico, verdi promontori e azzurre baie che s’inseguono e s’apprezzano, che lottano e si riconciliano. Che si amano alla follia, appunto. E perciò vorrei non atterrare più, e sorvolare tutta la Finlandia da sud a nord, da ovest ad est, a bassa quota, sfiorando le cime degli abeti, dei larici e delle betulle prima di sbucare sopra le acque blu che più blu non si può d’un lago, d’uno stagno, d’un mare racchiusi in scrigni verdi.

Il pilota ha invece fretta d’atterrare; siamo in ritardo e i finlandesi non amano certo esserlo, anche se ovviamente la colpa ricade sugli aeroporti romani, non certo sulla Finnair! Ha fretta d’atterrare, e lo dimostra con un’operazione di landing assai poco tranquilla. Più ci si avvicina alla terra, più i dettagli dell’abitato tradiscono la perfezione che qui gli uomini, imitando quella della natura, vogliono realizzare con le loro mani. Ma debbono fare i conti con la follia dell’irraggiungibile geografo celeste; e così la perfezione geometrica di architetti e urbanisti deve sposare le forme di isolotti, baie e rive, cosicché m’immagino atterrare in un mondo dove perfezione e imperfezione si sposano infine. Mi viene alla mente un nome, uno solo: Alvar Aalto, primo in tutte le liste della gente famosa, del Who’s who, per via certo delle due a del cognome, ma soprattutto per la sua folle genialità che lo ha portato a mettere assieme quello che non si potrebbe mai mettere assieme. L’acqua e la terra (con la mediazione del cielo delle aurore boreali). Con risultati sorprendenti.

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